Quando mi chiamavano davanti a tutti solitamente diventavo rossa, dopodiché potevo o diventare ancora più rossa o mettermi a piangere, esempio: tema a piacere su un argomento attuale, scelsi la libertà delle donne, mi chiamò per leggerlo davanti a tutti, diventai rossa, mi rifiutai, lo lesse lei, ero di fuoco; non potevo correggere gli errori in maniera tanto grossolana, litri di bianchetto non andavano bene, lo disse davanti a tutti e diventai rossa, capii che non si poteva cancellare passando una mano di vernice, ero d’acqua. (Con la pittura lo faccio in miliardi di strati, forse non si fa ma nessuno se n’è mai accorto, l’ultima volta mi hanno pure fatto i complimenti!) cluricaun * 2005 - Fuoco A lei, unica anima fiammeggiante.
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Visualizzazione dei post da luglio, 2005
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Una domanda rossofuoco cela un’insicurezza ed anche autoumiliazione dei pensieri almeno finchè non si ha una risposta, al di là del colore della risposta. “La domanda è rossofuoco e la risposta è blu ” Modi diversi di dire lo stesso “si”, in mille sfumature diverse, e tu ti accontenti del mio blu? Non ti umilia un blu? Lucido le lunghissime sbarre della gabbia, come Alice sono diventata più alta o la gabbia proprio mi è diventata strettastrettissima? Voglio un biscotto.
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Neppure un aforisma da raccogliere. Sigur Ròs, Yusailon a ripetizione in tutti i modi, in tutti, eppure devo andare a scegliere un suono da associare ad immagini. Non capisco. Sorrido. Non mi capisco. Alzo le spalle… E pensare che… Sai mamma che hanno approvato nel vedere su cristalli la mia immagine mentre parlavo raccontando di te, di noi, di voi, di loro? All’inizio non aveva neanche un senso, ora mi fa piangere quasi e raccoglie sensi che vorrei concretizzare… Lo sai che ancora una volta ho prima messo in pratica e che dopo studierò e non il contrario? E che di nuovo, ancora, mi hanno aiutato? Persino chi non mi ha mai visto in faccia. Che ancora ho pensato che da sola, no, non avrei potuto fare tanto e che invece non è vero niente perché un passo da sola l’ho già fatto. Mi hanno parlato di autostima, poi mi sono vista da fuori e non sorridevo ma non avevo molta voglia di parlare di me e così gli ho detto che là dietro c’era il mio parco e gli ho fatto vedere come si vede dalle fes
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“E non piove amore nel disgelo” Così, lontano, mentre disfo lo zaino dal rientro mi ricorda che io non fumo. Del barattolo di alloro non credo di avergliene mai parlato. Calendario che si scontra con il telefono, dimmi, vuoi un pacchetto di auguri o l’indifferenza superficiale del distacco del tempo nel ricatto? With or without me. È il mese in cui ti celi alla stizza di qualcosa che ho detto, di qualche lacrima che hai visto, ma soprattutto di tutto ciò che non va detto di tutto ciò che non si può toccare. Bravi bambini, oggi vi parlo di me e di come sia semplice guardare il bozzolo divenire farfalla e di come sia difficile avere consapevolezza dell’evoluzione e dell’involuzione, ma non abbiate paura, si può essere felici, è una lotta continua ma vale la pena, resterò seduta sul pavimento parlandovi, non farò finta d’esser più grande.
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Parlano di nuove cose i tuoi occhi, desiderosi di conoscere tutto quello che è rimasto dietro, tutto quello che non hai vissuto. Pianta delicata, ramifichi con fiori profumati, dai gusto alla gente che ti guarda. Dovrei evitare ogni falso bisogno E soffermarmi sul vero. Pietrifica l’assenza di gioia, contagiosa malinconia porti noia, a volte una fragile vitalità, ma lasci insoddisfatti e bisognosi d’aiuto. Ti ascolterò ogni volta che vorrai, ma non potrò capire la tua sofferenza: rendersi conto o fare finta, poco importa. Combatteremo per convincere la metà malata ad accogliere la guarigione. Sorridi e il dolore non ti riconoscerà. ( Cristina Donà – da Appena sotto le nuvole )
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07-07-05 Mettere le mani avanti: scendo una fermata prima di casa mia prolungando il rientro il più possibile. Ho ascoltato Confortably Numb sentendomi troppo sola tra tanti ignoti. Troppo sola dopo tutto quello che. Non sono voluta scappare per lasciare problemi indietro, è che volevo vedere quanto velocemente potessero raggiungermi.
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06-07-05 (ormai verso casa) Ho fatto il giro della piazza almeno otto volte. Non sono per i numeri, non avevo fatto calcoli, diceva infatti che non avrei mai fatto in tempo e mi faceva notare che il tempo e lo spazio non sono illimitati in questa serata, che perderò l’ultimo autobus, è per un problema di numeri che torno a casa, ma è per un problema di ricordi che non sarà semplice tentare di indurmi al silenzio perché ho pacchi già scartati di parole e stanno cadendo per prendere forma sul pavimento.
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06-07-05 (MilanoRoma) 22,20 Tra poco il treno si fermerà nella mia città, ho la mente poco adattabile per la stasi di una casa, di una qualsiasi casa. Ho già trovato un modo per non tornare, ha detto che i dubbi non si allineano sui binari, infatti io me li lascio direttamente indietro, in corsa scintillanti. Qualcuno su questo treno sta ascoltando Vinicio Capossela, lo cerco distrattamente senza trovarlo, mi imbarazza ma sorrido.
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06-07-05 (MilanoRoma) 21,35 Ho appoggiato il tutto in modo precario, il libro è già caduto una volta e trema tutto mentre il treno prosegue. Mi sta portando lontano, comunque più lontana di dove vorrei. Il pensare a me mi da (malinconia, che vuoi farci è la vita, è la vita la miaaa) in dono i passi che seguono i fiumi. Traduco parole per ritrovare momenti. Non sono ancora arrivata che ho già voglia di ripartire. Incontro. Casuale. Pietra di luna. Libreria. Gelateria. Macchina. Volume a numeri dispari. (Prefazione). Birra. Tappo. Sguardoabbraccio. (Prologo). Pensiero e timore del poi. Ho lo scaccia pensieri. E ogni volta che aggiungo due parole trema sulla mia pancia un nuovo messaggio, un ponte tra gli animi.
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05-07-05 (Milano) Passano treni a poca distanza, ho trovato il gusto del viaggio, del non calcolare, del farsi portare, del pensiero lontano, libero e leggero, del nomadismo e della voglia di fuga e di ricerca, ci si allontana per contrapposizione: stasi – movimento. Eccetera eccetera eccetera. (Mi piace scrivere eccetera eccetera eccetera per esteso)
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03-07-05 (BariMilano) Ed ero contenta come Andrea quando sorrideva perché qualcuno si svegliava dopo di lui… Il controllore che invade dicendo “Biglietti!” e tutti intorno a me rianimati da una richiesta di carta. La formalità interrompe sogni a volte. E io scrivo ad occhi chiusi. Qua nascono e muoiono intenzioni mentre il treno strappa tempo ai binari.
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03-07-05 (BariMilano) Oggi è tre, è tre per davvero oggi e parto davvero oggi. Ho sbagliato treno il giorno prima, non l’ho aspettato un giorno intero perché le cose non vanno aspettate, perché accadono, così come è accaduto di trovarmi un giorno intero dove non immaginavo, ora non ho pretese, solo una promessa e uno sguardo rubato.