Neppure un aforisma da raccogliere.

Sigur Ròs, Yusailon a ripetizione in tutti i modi, in tutti, eppure devo andare a scegliere un suono da associare ad immagini.

Non capisco. Sorrido. Non mi capisco. Alzo le spalle…

E pensare che…

Sai mamma che hanno approvato nel vedere su cristalli la mia immagine mentre parlavo raccontando di te, di noi, di voi, di loro? All’inizio non aveva neanche un senso, ora mi fa piangere quasi e raccoglie sensi che vorrei concretizzare…

Lo sai che ancora una volta ho prima messo in pratica e che dopo studierò e non il contrario?

E che di nuovo, ancora, mi hanno aiutato? Persino chi non mi ha mai visto in faccia.

Che ancora ho pensato che da sola, no, non avrei potuto fare tanto e che invece non è vero niente perché un passo da sola l’ho già fatto.

Mi hanno parlato di autostima, poi mi sono vista da fuori e non sorridevo ma non avevo molta voglia di parlare di me e così gli ho detto che là dietro c’era il mio parco e gli ho fatto vedere come si vede dalle fessure dei ruderi la luna piena, poco interesse, o meglio, era puntato altrove l’interesse, non mi va per niente di tenere in mano altre costruzioni, tutti che vogliono tenermi per mano e sempre che me ne vado…

Che ovunque vado sono sua, ha detto, non ho questo, né altri, sensi d’appartenenza… chi ti è accanto in maniera forse sbagliata pare averlo capito, ha detto che sono dura. Avevo sempre sentito dire "morbida" e invece stavolta era proprio "dura" ed ero proprio io.

Le parole che non ti ho detto acquistano senso in questo video, le parole che non dico, le parole che non capiscono, le parole che io disegno con le mani nell’aria, l’astrazione del segno, la stazione dei sogni.

Mi mancano oggi i proverbi non detti, dovrei andare a dormire e scrivo così come quando “sono”, senza dare un senso, sto cercando una musica per quel video, ha un senso, mamma, trovare una musica per parole che non si sentono? Se solo sapessi crearla io ne avrebbe di più.
Ho svalutato gesti in cui si tenta di avvicinarsi, di voler respirare la stessa aria, ci ho visto solo ciò che volevo vederci, ecco perchè "dura", perchè la mia mente è altrove e viaggia su altre onde e il resto mi scivola addosso, proprio come ora, che di una serata ho scarsa memoria, che sempre mi avvicino e sempre mi allontano.
Della percezione che dò poi non ci ho capito nulla, in questi ultimi mesi mi pare che le persone si avvicinino certe di trovare qualcosa che io non ho ancora capito, è come se loro vedessero prima di me o vedessero semplicemente qualcosa che io esterno ma che non ho, perchè nei contatti mi sembra sempre che qualcosa tenda a sfumare, dovrei gridarlo che è solo apparenza, che non voglio nessuno vicino e che vorrei che nessuno se ne andasse.
Forse mi hanno stampato in faccia una nuova immagine mentre ero distratta o forse sono cambiata e faccio fatica a convivermi.

Commenti

  1. ...appartenenza... che brutta parola... sogniamo la libertà e poi ci ritroviamo invischiati in ragnatele di "appartenenze"...


    ...svincolare le parole non dette... ecco la cura...

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  2. ciao! oooh sorellina! sono tornato. puoi buttare al cesso il vecchio indirizzo. questo è il blog nuovo. ciaooooo!!! cristiano

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  3. lo sai Alè che ho promesso di lasciare aria ai pensieri?

    che quando mi rendo conto di averli intrappolati ne devo lasciare andare almeno uno... oggi mi pare così facile...

    prima dicevo sempre che no, non potevo bloccarli, che se ne andavano via tra le sbarre, che non riuscivo a tirarli fuori, invece era perchè non volevo imparare a cucirli tra di loro, forse solo che non ero pronta...

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