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Visualizzazione dei post da ottobre, 2006
Ho avuto paura mascherata da responsabilità alla vaniglia. Sono esplosa di blu e azzurro mentre sprazzi di magenta e giallo scorrevano sanguinari dai pensieri. Soffocare respiri e tienimi stretta. Ho avuto paura d'affrontare da sola. Ho chiesto: "Tienimi". Ho conservato il messaggio in cui chiede di credergli, perchè arriveranno cose belle, come se fosse reale per davvero, come se fosse una promessa che il Tempo manterrà. "Si lavora con la positività", ho detto. Non farò finta che nulla sia accaduto. Tenersi dentro è il peso più grande, così se tu mi tieni a te posso condividerlo, almeno con te.
Mi riservo il diritto di scoppiare in lacrime senza preavviso.
(16,12) Il tizio qualsiasi mi reclamava come si fa dal panettiere in fila. Me, da mangiare e annusare e tenere tra le mani per raccogliere e impreziosire resti.
(16,10) Mi avrebbe dato fastidio, esattamente come avrebbe fatto qualunque altro a proposito di qualunque cosa diversa dal mio pensiero. Sono razzista delle abitudini altrui.
(16,09) Trattengo finali come l’albero con i frutti acerbi.
(12,01) Ricomincio a scrivere con lo stesso attaccamento alle sensazioni.
(11,41) Assistevo, o meglio, volevo assistere, allo stesso spettacolo di teatrini nascosti e voci ingentilite. Riconoscevo il sospetto e l’entusiasmo iniziale. Quando ha chiuso la conversazione ho capito che non avevo capito un cazzo, mi ero solo proiettata un finale per la storia che mi discolpasse. Ragionavo come (like) una stronza, perché forse lo ero davvero. Dal sedile posteriore scrivevo questi pensieri e guardavo avanti, scrivevo senza occhi sul foglio, pensavo che chiudermi in un foglio lo avrebbe innervosito ma non mi sono mai accorta del suo sguardo su di me. Solo ero contenta perché ha sorriso quando sono uscita dalla stanza vestita di viola e arancione, solo ero contenta perché andavamo alla sagra della castagna e salivamo gli scalini del castello medioevale. Tra le chiacchiere iniziava ad escludermi dai suoi progetti come io avevo fatto con lui, solo che io mi stavo nascondendo, lui solo difendendo, si costruiva un’abitudine di futuro senza di me.
Seduti piazzati immobili infreddoliti Tremanti Sul bilico di quell'equilibrista lavapiatti che è stato cestinato Tappezzarne le pareti di frasi e tornare per vedere che Io sono. Io sono oltre il bianco che resta E giro intorno, altro giro, ricomincio di nuovo Incerta, senza punti, solo virgole. Di nuovo cammino senza sapere cosa posso toccare e cosa non Dove prendere e dove buttare E ci avevo messo un anno E ci ho messo un minuto Rivendicando il tempo della non dipendenza. Come il vento che spazza via tutto e cerchi un nome che sia brutto per ricordartene Un nome con un senso d'appartenenza alla storia Dargli un nome per dire che lo conosci, davvero, renderlo tuo E lo conosci, si, perchè viene studiato e diviso in Fasi Hai solo perso il conto e non sai affiancargli un numero. C'è carenza di parole nel cestino della spesa. Vorrei ingoiarlo e lanciarlo insieme. Seduta impazzita immobile infreddolita Tremante e con solo due mani e solo due occhi. Cancella e archivia per non ve