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Visualizzazione dei post da gennaio, 2007
Non so restare. Suona come una promessa?
Ho visto troppo vento tra i miei capelli per il nostro fotogramma, le guance arrossate e la salsedine d’inverno. Mi sono stretta a lui, come liceale stretta nel bisogno dello stringersi. L’ho studiato e percepito come un pezzo di mare, con le mani presenti e gli occhi da paesaggio, la voce estranea di caldo nel cuore e la vicinanza da passeggio.
Ci si vuol conoscere, mostrarsi dentro, perché si ha tanta voglia di versarsi in altri? Perché si ha tanta voglia d’esser cristallo se poi si è vernice? Mio padre mi ha detto che sono giovane e che ho tempo. A me quest'anno non avanza il tempo, non so nemmeno dove andarlo a cercare a fine giornata. Oggi ho le ore libere, le ore della musica che seleziono e le ore che si trasformano in pensieri frastagliati di gravità, le ore in cui sfuggi agli impegni che rimandi a domani quando avrai altro da fare. Mi autoluttifico per sottolineare il momento importante, dovesse sfuggirmi qualche concetto essenziale proprio oggi!
(qui ero secoli fa...) Consapevole di dover essere attento. Io nel frattempo divento sempre più piccola. “Ma sei grande!” Eh! ...
Singhiozzavo sulla sua spalla, gli ho singhiozzato tutti i momenti, poi ho detto “Non è colpa tua”, come se potessero esserci dubbi. Io ho passato il colpo di spugna, lui si è portato via il latte versato ed ha assorbito la fragilità. La paura è rimasta a me. Ora quando ho freddo ripenso all’ospedale, a me sdraiata, contratta, inerme… e al mio non saper distinguere il tremore del freddo da quello della paura, se ci penso che ho tremato di paura inizio a mischiare lacrime e latte versato. Quando dico che sono cose che restano, non voglio tenermi dentro né il ricordo né il dubbio, dico solo che se adesso tremo dal freddo vorrei non ricordare d’aver mai tremato per altro. Mi dico solo che non si dovrebbe mai tremare per altro.   Volevo scriverlo un giorno, scrivere tutto insieme di quei due mesi concentrati per annullare ogni domanda, scrivere una risposta che non prevede altre domande.   Non sono mai stata puntuale, per niente, in niente. Ma biologicamente andavo bene, ero piuttosto brav
Arrivarono i tre passi di tango, la danza del sentire e seguire, del dire e sentire e portare, l’uomo ha sempre un impegno apparente in più… Io non ci ho capito nulla, invertivo i ruoli portando o anticipando, decidendo dove lui mi avrebbe portata, quando cercavo di capire mi perdevo nell’oltre degli occhi di mare e vento, sembrava che sfidassi lo sguardo quando in realtà ero tutta concentrata sul suo dirmi o totalmente sconcertata dal mio desiderio di contatto.
Aspettavo che ci finisse l’anno Mi annusavo attorno per l’aria e cercavo guizzi negli occhi. Giravo in tondo… dov’è che mi si vuol più bene? Vado dove chiami. La storia poi impone che io non risponda.
Conto i giorni, allontano le ore e mi ritrovo in un minuto in un mondo in cui uno con i suoi cani stava baciando me mentre mi chiedeva d’andare a vivere insieme. Insieme con me. Con me che avevo i colori dei miei quadri dell’anno precedente e il sole sugli occhi e il cuore lontano. Insieme con lui. Con il suo branco con cui si commuove, con il suo vetro e le sue nuvole di fumo e la volontà bambina e capricciosa di avermi forte come non aveva saputo dire prima. Ci vediamo stasera, posso tirare un po’ su col naso e alzare le spalle mentre me ne vado accanto a lui via da lui?
Si prendono i turbamenti e i sentimenti le emozioni e le tentazioni, si mescolano bene, si amalgama l'immagine con un brodo di fantasia e ci si fa su una poesia che si mastica e si sublima fino a corretta stesura sulla macchina da scrivere e infine si manda giù, si digerisce con un po' di amaro d'erbe naturali e poi non ci si pensa più. J.Lussu
Puzzle di tempo fa.   E non fa ridere il tanto tentennare quando si sa che una storia è finita? Entra in ballo la paura, ma di che? Non mi vengono in mente ragioni intelligenti abbastanza da tentennare ancora.   Forse gli odori o il sudore.   Ragioni di oggi.   Pezzi di vetro forse. Mi invitano a parlare del malessere d’amore, ma io non ho mal d’amore, io ho ben d’amore, negli ultimi tempi posso permettermi di dire che ho sempre ben d’amore… e passatemi il termine! Innamorata dell’amore… no, no, io mi innamoro del mio ingarbugliarmi l’anima e ingrovigliarci i pensieri e dedicarmi a delle sfumature e digerire delle mancanze. Il malessere arriva quando tutto finisce perché come diceva qualcuno più esperto di me in materia, poi cade l’illusione del non esser soli, cade tutta assieme che ti denuda e ti dici, ops, ma che ci faccio qui? Ma non eravamo due? E perché te ne stai così lontano accanto a me? Forse cade assieme alle fette di prosciutto in cui ti rendi conto ch