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Visualizzazione dei post da novembre, 2005
Oggi mi maschero da folletto di capricci dei due anni. Oggi calze, maglietta e fascia per i capelli con i colori delle foglie, gonna e stivali spensierati d’asfalto e di buio che sembrano disegnati da me. Oggi raccogliendo le pigne sono inciampata nel fango e in quell’acqua dai mille riflessi ho riso per come appare il mondo a testa in giù. Non gira al contrario, il contrario è il ricordo ed il tornare indietro, mi innalzo tra siepi e la tua voce è lontana mentre cerco di distinguere i sassi tra le parole, a volte mi confondo e poi le riconosco, sono sempre le più lucide. Oggi i capricci, cercami e poi trovami mentre fingi di non vedermi e lasciami chiudere le risate nel silenzio, poi scoprimi, nel cassetto e ridi forte con me e poi salta, salta di gioia mentre canti la mia canzone preferita. Oggi stelle dalle mani, me le disegno sul dorso così che tutti le vedano che non c’è mistero, per certi è ridicolo, per altri è curioso, per me è solo trasparente e fragile assieme. Ti
Quelle volte che ho la faccia da cucchiaio vorrei qualcuno ad accompagnarmi tra i ricordi, ma poi perché sempre il voler condividere? Le cose non si alleggeriscono e non pesano di più con i racconti, né scritti né parlati. Eppure questo flusso che prende le mani e spreca gli inchiostri… Dico a me, datti un’altra possibilità. Nessuno a controllarmi il biglietto.
La prendi una bottiglia Leslie? Ne colleziona sotto agli occhi, le stappa tutte e le lascia aperte, cerca di portarle tutte su un vassoio, fa il giro del pub e me le riporta al bancone. È così solo perché di notte si dimentica di guardarsi dentro, per il troppo preoccuparsi di illuminarsi gli occhi al buio di una strada. Ne prende un’altra, non perde mai il conto… le paga tutte ma una per volta. A fine serata mi aspetta con la testa tra le mani, le svuoto tutte, una per una nel lavandino. Fa solo un sorso dall’ultima che prendo io prima della chiusura, quando non ci sono più vassoi da pulire.
C’è sempre tempo… E oggi è quel tempo, così pioggia, così rumori, così deludente, così rinnovate promesse e così tante premesse, ho le scarpe nuove per andare sotto alla pioggia e per sfidarci il sole, è così notte oggi che ho deciso di salire su un tram per ricordarmi di lasciare a casa ombrello ed aspettative.
“Hai i pantaloni sporchi!”, disse. “Lo so, fuori piove ed io ho un cane contento di uscire con me”, risposi sorridendo.
È solo che in tanto verde io mi perdo e non so più da che parte guardare, dimentico persino di restare e dove volevo andare.
Ogni giro di ruota era un giro di troppo, ogni chilometro mangiato era un chilometro in più. M’importa poco se sono libera da vincoli, m’importa poco della forma se la sostanza è stupefacente, io resto qui. E non è un “torna quando puoi”, è che oggi mi leggo negli occhi e mi pesa un po’ portare pensieri se non posso posarli su te. Scaldi comunque nella mente, un autunno di passi e di foglie, di sorrisi e di sole. Ho legato altri fili intrecciati al polso ed ho espresso un desiderio. Non sentirmi costretta a restare se voglio andare. Non gioco più ad aspettare, solo sono qui e ti vivo a distanza in quella vicinanza che si colma con il peso di alcune sfumature di verde lucente e di grigio leggero, con l’equilibrio di alcune parole che mi ricamano la mente. Riascolto quella musica e non trovo ingiusta la tua assenza in questo vivere, perché non è d’assenza che si tratta, anche se gli sguardi non si incrociano mi scaldo il cuore con quel che resta di te. Ed è sole… peccherò d’ingenuit&
16-novembre-1937 Non è già chiaro tutto il suo destino in un bimbo di tre anni che, mentre lo vestono, pensa inquieto come farà a vestirsi da grande, lui che non sa? (Cesare Pavese - Il mestiere di vivere - Diario 1935/1950)
14-11-05   (15,59) Non è questione di cosa si crede di meritare o meno, è che uno si aspetterebbe che… E già qui parte l’errore, però senza farmi aspettative, posso dirlo che così non mi va bene? A parte la maturità del capire che ci si sta credendo da soli e che la magia è finita, si è trasformata in qualcosa che dovrà ridimensionarsi (spero), o sparire (in tal caso che rabbia il non aver capito!), credo si tratti più che altro di rispetto, che nel sentirmi non rispettata inizio ad inquinare il tutto con voci rancorose e indispettite e per chi vive sui mezzi pubblici tutto sto traffico di pensieri non vale la pena. Qualcuno mi diceva che le donne cercano sempre di uscirne pulite, posso dire adesso che è vero, che però non so se sia più giusta la cura o la fuga. So che non credevo di aver bisogno di questo, che ero una che non si inquietava mai e che ora sto là a rimuriginare facendo male solo a me, che non vale la pena né starci a ripensare da sola ma neppure stare a vomitare su altri
9-11-05    14,52 A pensarci bene… un’illuminazione! Ma come ho fatto?! Lui che (miseria!) abusava così della natura, sempre per eccessi, persino nella catena alimentare. Poi che non reggessi certe motivazioni nei suoi discorsi non l’ho mai tenuto nascosto… Ma chissà che motivazioni avevo io… Fatto sta che è stato presente nei miei sogni e voglio capirne il motivo…
08/11/05    (16,42) “Ormai è l’alba e ho paura di stare a restare da sola a scordarmi di noi…” Poi lo scambio svuotatosi come “guscio di cicala” Magari, almeno ci sarebbe qualcosa da ammirare e non da piangere Me lo immagino un pomeriggio, che c’era da dire che bisogna parlare ma posticipando per non disturbarti i giorni alle mie notti poi ci penso da me a me dovevo pensarci da me e così è stato ma è arrivata la prepotenza di te e non sono stata brava a controllarla non hai idea della delusione del non essere più in grado. Non voglio più niente per non avere nulla da desiderare, lo dicevo che era giusto non aspettarsi nulla ma non capiva, di nuovo vorrei sapere come fa, se si chiama controllo o altro perché io non ho avuto paura a dirmi che nome avesse quello che ho sentito né ieri né oggi. “Prendere o lasciare”, non c’è scusa peggiore per non volersi migliorare.
Della notte prima sulla panchina, tre frazioni prima del colpo al cuore e sei ore prima del sogno che li ha raccolti tutti assieme macabramente e surrealmente, io sempre quella del non consideratemi ma ascoltatemi, io quella dei vermi e del sole, loro nei rispettivi e tuttavia esatti ruoli, un sogno più chiaro di così non ricordo quand’è l’ultima volta che l’ho fatto, così vero da spiazzarmi… Ma dicevo, prima del sogno, lui non protagonista e neanche comparsa: “Che eri strana lo sapevo, ma non fino a questo punto!” Sguardo basso, ginocchia al petto e lacrime affacciarsi… “Io invece lo sapevo…” Poi giustificava dicendo che non sa i miei precedenti… e che spera che io parli, anzi, che io mi "apra col tempo ”… Col tempo… e penso a quanto tempo ancora!
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© cluricaun - 2005 - An Experiment in Navigation / Esperimenti di Navigazione  - Balázs Kicsiny Un lunedì andando al corso con un paio di lancette che hanno corso troppo avanti. Antico plovelbio tinese dice: “Dolmile è un po’ come molile”
5/11/05    (17,02) Come se già sapesse… Di un bianco opaco geniale, ma non invisibile… “…la luna è liquida ed io mi sento… … …”
Camminavo e mi faceva ridere che cantassero altri parole scritte da me. Il guinzaglio era teso e non me ne lamentavo, volevo solo nessuno. Nessuno con cui parlare ed un maglione gigante in cui rannicchiarmi dalla panchina Magia d’autunno. Poi il solito imperativo-domanda. Mi porti dove non ci sono? Senza conseguenza alcuna Ma incomprensibile. Riformulo: mi porti dove non fa freddo? Che a casa c’è vuoto e fuori troppa aria da pulire. Aspettative me ne facevo nolente e le spostavo con il piumino Mio nonno mi aveva insegnato a togliere la polvere Io toglievo le abitudini ma non consideravo la forza di gravità.
Lo ricordo bene: l’anno scorso ho capito l’importanza di non scivolare camminando sul bagnato. Nessuna metafora.
Quando vedo quell’immagine penso sempre che mi dà un’idea di solitudine… Eppure sono in due… Dov’è l’errore percettivo?