Tentavo di distrarre l’anima con assenzio Inutile tentare di distrarre la luna che non cambiava forma e non spostava ardore Gli occhi intanto mascheravano incoscienza o distrazione che tanto è uguale Qualcuno s’era preoccupato per i miei occhi ma brillavano anche quella notte Guardando per terra, poi, attingo forza dalle piastrelle perché mai rivolgere lo sguardo al traditore in presenza dell’amata, manca il punto interrogativo. Quei visi inespressivi non mi convincono e mi avvicino per controllare meglio se nelle ciglia ci nascondono autocontrollo. Troppo tardi, sono tornata troppo tardi a casa, distrutta al punto di sapere che non mi sarei mai svegliata la mattina per andare al parco, perché era già mattina! E non è diventata mattina per colpa mia. Io non ho più la voglia di far capire per spiegare.
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Visualizzazione dei post da aprile, 2005
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(Vinicio Capossela – L’Accolita Dei Rancorosi) Il punto è questo, dicevo di aver bisogno di regole, ed era un giorno passato, un mese passato, un anno passato e quello di cui hai bisogno ieri non è lo stesso di cui hai bisogno oggi o domani e non potrai mai saperlo. Io al “Mi hai insegnato, grazie e addio” ci ho pensato spesso, perché tale è l’onestà ma poca è la voglia di capire che non c’entra l’orgoglio, ma c’è qualcosa che renderebbe l’addio artificiale, poi le lacrime che sono così naturali nel cadere, poi i pensieri di notte di mattina col telefono sempre in mano fino al risveglio rendono tutto troppo non meritato e innaturale. è artificiale il suono che fa un ubriaco quando cade, artificiali le sue mani, artificiose le sue parole, artificiale il mio rientro a casa, artificiale il suo piombare fra quattro pareti, artificiale la mia resa agli angoli, naturale l’irrequietezza, ingiusto l’assorbire così tanta negatività, artificiale l’urlo ed anche il pianto.
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Avrei voglia, parlando d'immaturità, di coperte calde fino al mattino, un pranzetto ragionato mentre si sta ancora sotto le coperte, la vitalità di potersi andare a fare la spesa proprio perchè si è pensato a cosa volersi preparare da mangiare, a come volersi bene, incenso di lavanda nella cameretta misto ad odori di colori ad olio ai quali ormai mi sono affezionata, l'allenamento del sabato ma fatto tutti i giorni sull'erba, qualcuno che mi insegni una lingua che non mi servirà mai, lunghe passeggiate fra i boschi senza che il mio cane si allontani per chilometri da me, tornare la sera a casa e ritrovare quell'odore, dimenticarsi di cenare e rilassarsi sul divano con Schiele ascoltando musica Marta sui Tubi per ridere e scodinzolare insieme... Ho voglia di cose semplici, di tutto e di niente insieme.
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22/04/05 E diviene vuoto ma carico anche un viaggio in metro Per la musica che c’è attorno. Andando da Godano, in ritardo, of course! (In metro verso il concerto dei Marlene Kuntz con il solito ritardo che ingenuamente non riesco a prevedere, “No, Faith , è meglio se per le nove stiamo là!” …se, sé! )
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11/04/2005 (00,06) Dalla scatola a colori mi propinano storie d’amore vero. VERO?! Mi guardo intorno e dov’è quest’amore vero? Nelle storie che durano da secoli e che si trascinano tra un lenzuolo e l’altro? Nel turbinio delle attrazioni che ti appiccicano le labbra su un volto che non ha gli occhi che sogni? Nella paura di avere quel che veramente si sogna e nell’accontentarsi di restare così appesi ad un braccio? Nell’abitudine silente di saltellare da uno stato di lamentela ad uno di apparente comodità? Mi consolerebbe sapere che il mondo è impazzito o che tutti sono così estremamente fragili e ottusi da appigliarsi al primo occhio in cui traspare la stessa comune solitudine e senza coerenza, senza rispetto per se stessi né per gli altri costruiscono rapporti. Rapporti di sospiri, di orgasmi, di risate e di solitudine…
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“Avevo una passione per la musica di ruggine…” è sempre così difficile la risposta? Eppure senti qua, la domanda è così semplice… ma rispondere, dire, io sto. E dargli un seguito… Vabbè, cose belle oggi, ho iniziato un corso di autodifesa, quindi non accarezzatemi le trecce quando sto sul tram, ho preso una storta allucinante mentre facevo una capriola all’indietro ad occhi chiusi e tutt’ora non so spiegarmi come abbia fatto a rialzarmi così, il mio collo invece si è beatamente spiaccicato sul pavimento nella capriola in avanti, vabbè che erano secoli che non facevo capriole ma non mi aspettavo di essere così poco convinta! Però mi sono divertita molto e sono ancora adrenalinica! Lode a Mishima e a Majakovskij E a mio fratello!
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Immobile dove IO dormo. IO. Ho detto “Vai” e ha chiuso gli occhi dove io. Conto all’arrovescia e non mi importa, vuoi proprio essere scoperto? Come se non riguardasse me, come se non fossero ferite che dovrò leccare io, sola. Mi giro dall’altra parte per evitare domande, per evitarmi risposte, per evitarmi pensieri, dove ho affogato varie notti in chiamate senza risposta o evitate con cura per rispetto, mio, suo, che importa…?
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01/04/05 (01,46) Non ho corso più per nessuno… Invece eccomi di nuovo in corsa, Schiele al guinzaglio con me… Ma alla fermata dell’autobus non c’era già più nessuno… Ho fatto il giro del quartiere e ho ripercorso i posti in cui ero appena stata, di nuovo fiutando sorrisi e strette di mano, patetica (ancora) ho raccolto la cornice che mi sembrava uno specchio, sulla quale abbiamo riso nel punto in cui il marciapiede finiva e tu inciampavi, e ho scoperto che sulla base d’argento ha due cuoricini e che il vetro protettivo è in frantumi, l’ho messa in tasca per portarla a casa, ho pensato che avrei potuto mettere lì la foto che mi avevi chiesto… ma poi quei due cuori… quei tanti frantumi… chissà a chi appartenevano… Ho tolto i pezzi di vetro con attenzione e ho asciugato l’argento dalla pioggia con cura e alla fine l’ho posata nel secchio dei rifiuti di casa mia. Due volte ho corso per qualcuno nella mia vita, due volte per la stessa persona, la prima volta pioveva, la seconda
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28/3/05 (21,51) Poi aspetti, aspetti come le tele aspettano te, senza cura o senza desio, senza responsabilità. Dovrei forse alzare il livello di tolleranza, ancora di più e lasciarmi schiacciare dalla non curanza? Eh no! (Ah, ma quante pretese, ‘ste donne…) Mi tiene così, per diritto, per sicurezza di labbra, quando poi bastano otto zampe per far crollare ogni certezza. (ha-ah) Ne abbiamo parlato con il dottor psico “Nevrosi” ha detto per lui. “…è abbastanza intuitivo” ha detto a me mentre parlavamo di briciole, tovaglie e farina.
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28/3/05 (00,52) (…dal muro della mia stanza) Bello il disegno della fata sullo zaino, si, ma coprire le cose con altre più belle non è dimenticare e nemmeno sostituire, è a volte non voler ricordare e altre volte è persino vergognarsi. Comprami un biglietto per il futuro che io qui voglio starci altri cento anni ed invecchiare sui miei muri, voglio dire a mio figlio di non scrivere sui muri con le mani pulite. Prima era mera decorazione, ora l’essenza, ora è vita.