(Liquid Acid - A Tribute To Female Singers - Feat Moloko, Lam) L’entusiasmo andrà via? Mi è stato chiesto, per timore di star male o di sprecarsi nel tempo. Io non vorrei. Che altro avrei potuto risponderle? Ho forse certezze da darle? Ho forse la sicurezza dell’eternità dei sentimenti? No, ma ha chiesto solo una cosa, di non vedermi piangere mai, su quello ho potuto promettere. Per il resto… per l’eternità non ho potuto far altro che spiegarmi, senza promettere. Poi quell’età, così delicata, così bella, così viva, ma anche così triste, che non mi par vero di far parte dei suoi non ancora sedici anni, di essere tanto importante per lei… a volte mi dimentico di tutto e sono così felice di parlarle. Analizzando il tutto in chiave psicologica, non è forse un inganno anche quest’amicizia per me? L’affetto è però così reale. Il tutto è così bello che non mi sto a chiedere i perché o i per come.
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Visualizzazione dei post da gennaio, 2005
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Mi fu donato per mettere le cose a posto, per darmi una morale che la mia era evidente ma sbagliata. Persino gli imperi si riducono in cenere, nell’attesa lui ha smesso di credere, io titubante ho continuato, tenendolo per la mano. Si che nulla resta in piedi, costruiamo su basi di follia e tu hai smesso di crederci, forse perché fin dal principio l’unica folle ero io. Solamente presa dall’euforia di plastica non mi sono accorta delle macerie, non ho voluto trovare risposte mentre camminavo stringendo forte e non avendo nessuna presa se non quella passiva del “se ci credi tu, perché no? Io smesso tempo fa, infondimi follia e illusione come hai fatto al principio, ne voglio una dose più forte, che duri un altro anno”… Quella notte io non sentivo freddo, tutto quel vento era solo segno di un cambiamento rapido e mi dissi che avrei dovuto seguirne il flusso e fu brezza estiva anche d’inverno, ma adesso che il paesaggio è inaridito resto qua (messo qua ad aspettare la sera) e ap
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Ai tuoi pensieri così espliciti mando i miei in risposta e non capisci se son più criptica o più sconclusionata, al tuo amore sottoterra poso fiori già spogliati per udirne la risposta. Ora che ho sete decido di resistere ancora per un po’ tenendo la bocca chiusa, che parole non escano e baci o sussurri.
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E batte di più e ancora di più quando penso “ormai, sarebbe tutto da rifare”. Ma non si torna mai indietro e non si lava via con l’acqua né con lacrime che non ho. Mi sono nuovamente sdoppiata, riesco a pensare alla stessa pena sotto due lenti ottiche differenti, peccato che una sola è la mia ed è opposta alla sua, peccato che la sua non sia poi così sbagliata.
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E invece lui che mi ha riempito di buoni propositi ed intenzioni e piani ancora disabitati con mura da piastrellare, sono un animale che respira anche incollato fra la ceramica, luce chimica negli occhi e freddo attraverso le calze, resto qui senza alternative e costretta a chiedere scusa. Non so chiedere scusa. Oso essere impuntuale. Chi potrebbe chiedere di più? Vai tranquillo che stilerò la lista dei pregi bruciando quella dei difetti.
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Mi rivedo e posso dire che mi hanno guastata e che mi sono lasciata ammaccare un po’ da questo nuovo mondo, il mio non so che fine ha fatto, deve essersi consumato quando ho deciso di fare il salto verso il nuovo e voler tornare indietro non lo farà resuscitare, non resuscitano i passaggi, a dire il vero nessuno rivive se non nei ricordi. Ma il ricordo di me mi confonde. Angosciandomi. Così non piango più alle feste. Non piango più perché non penso più. Ciascuno riceve ciò che merita. L’amore è per chi ha fede. Io che sono così lontana da te. Lontana da te. Lontana da ognuno, Lontana anche da me. Scabrosissimi “ormai” da consumare singolarmente. Ero ad un passo per imboccare la strada giusta, ma lo spaesamento verso il giusto mi ha bloccata, “per carità!”, mi son detta, “dove vai?” mi hanno detto, così son tornata indietro, un passo indietro e al prossimo passo avanti mi ritroverò al bivio per la strada giusta e chissà quale imboccherò. E fai piano mentre vado via.
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"Sognare è la cosa più necessaria, anche più necessaria di vedere. Se qualcuno un giorno, mi dicesse di scegliere tra sognare e vedere probabilmente sceglierei il sogno. Credo che la cecità sarebbe più facile da accettare potendo conservare la facoltà dell'immaginazione e del sogno, senza sogni la vita non sarebbe facile. Perciò, viva i sognatori!" Abbas Kiarostami
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E come?! Com’è che le farfalle diventano camaleonti e poi sfere d’acqua (le mie sfere d’acqua!) ed io non so più che nome dare a questa cosa? Scrivo. Penso. Inesorabilmente scrivo. Senza soluzione penso. Continuano le lettere invisibili e mi domando quando le lettere prenderanno suoni in prestito. Necessitano di trasformarsi in parole. Poi io e te seri (“Non essere seria con me”) vorrei che rimanesse il tempo in cui siamo lì, senza gli inizi, senza finali, senza pensieri…
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Vorrei saltarne l’inizio e la fine, arrivare direttamente e solamente a quando ridiventiamo io e te fino a quando non siamo altro che io e te. Continua il ciclo delle lettere invisibili. Rebetico. Eretico. Nel cuore. Tutto ciò che non si sa… che non si vuol sapere. Ha paura che io sia felice. Quando l’amore diviene possesso. Per un attimo ho pensato che fosse giusto, come se mi allontanassi sempre di più, gradino dopo gradino dal punto in cui ero arrivata.
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E poi si formulano frasi, certo, fra poeti ci si capisce, mi dice, poi aggiunge che non dovrei essere seria con lui. È senza di lui che tocco l’apice della confusione. È quando mi lascio con l’acqua al collo nel mare dei pensieri e non riesco a divincolarmi fra la rete degli affetti e della maledetta morale, dell’ignavia, peggio non voler sapere lo sai? Lo so. Ma mi ami? Cose così… Sei stata così lontana. Non voglio niente, poi voglio tutto. Sempre col pensiero rivolto al volo. Tu non arrivavi e io volavo via. Se volo lasciami andare via. Se volo lasciami andare via. Se.
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E sento il cuore battere veloce. E sento il cuore sbattere veloce. Sbattersi in quel pensiero, incontrollato, e fa rumore mentre precipita in strade veloci mentre i capelli col vento mi ritornano sulle guance e guardo, guardo nello specchietto e sorrido con gli occhi dolci, con gli occhi lucidi e lui sbatte sbatte di battiti non richiesti ed è strano, come se avesse emozioni a prescindere da ciò che io penso. Tachicardia, mi ha detto e ora ne conosco il nome ma non cambiano gli effetti.
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La linea continua è un divieto. La doppia linea continua è una doppia negazione? Un divieto più forte? E com’è un divieto più forte? Non lo so perché non guido io. La brina e i nidi sui rami nudi. Un inverno posato su legna. Lui capisce ciò che io considero irrazionale. “Autonomia” dice.
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Dedicandomi. Io dedica di, per lui. Solo per lui. Sulle scale, intrattendomi (il tempo), trattenendo i respiri, parlando piano e poco. Perdendo il tempo nel trasmettere interiorità con movimenti inizialmente lenti e poi senza nessun metronomo andare, senza tempo continuare, chiede cosa m’è successo stasera e non è nulla di preoccupante è solo che ho capito, che mi sono ripresa un po’ di me e sto provando ad incollarlo su di te...
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Spazzolando i capelli, dividendoli in due parti, fermandoli con gli elastici, arrotolarli su se stessi, legandoli. Ecco, ripensando al legare mi sono chiesta quante di quelle vite di attimi persi nella memoria del sedersi a terra o del poggiare i gomiti sul bancone bagnato potessero essere vive. Un po’ come Jim Morrison che chiede: “Quanti di voi sono vivi? Quanti di voi pensano di essere veramente vivi?!” Perché non trovavo eccezioni nella confusione. “Dove sono gli altri?”, mi son chiesta. Vedevo i movimenti lenti e l’equilibrio mancante, i passi azzardati e i baci istintivi e il ruotare intorno, le braccia pali di mulini in disuso, il pianto nero e la pena e dove diavolo sono i suoi amici, la furia alcolica del dammi da bere e io che verso acqua, si. Da non rendersi conto. Sottratti ai rumori. Sottratti alle luci. E domani vorranno cancellare, o ricordare tutto fino al momento ultimo del posare i capelli sul cuscino, preferibilmente arrivarci fino al letto. Open Bar di ieri. Affonda
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A parte i piccoli show protetta da una barriera di marmo, pochi sguardi possono permettersi di oltrepassarla e parlare e salutare ed abbracciare e permettermi di dire che non mi staccherò più, a parte quello che faccio? L’identità persa nel non studio di pittura, oltre a quello, regalo una matita ma lui è troppo deserto ora per capire e me la riprendo. Mai stata sua ma anche mai così vicina. Poi lei… lei… lei… Mi distoglie, ma faccio confronti e continue ricerche per ovviare a quelle mancanze, dov’è che sta quella parte di me che ho sciolto in te?
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Si vive nove volte sole… Poi passa anche la stagione delle rinunce, dando un nome per ogni mese, quello delle riflessioni, quello dei ripensamenti, quello dei cambiamenti, quello dei buoni propositi, quello dell’incessante andare, quello degli inizi sprecati, quello delle fiducie riposte (mal o ben, indistintamente), quello delle scoperte, quello delle illusioni, quello del doversi ricredere, quello del dover capire, quello del doversi ricredere. Ancora. “Guardami Io sono qui L’ho fatto per me…”
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14-01-05 (21,15) Mi ricordo che mi stupivo della bellezza della falce della luna E lui che mi dava spiegazioni sul perché da quel punto sembrasse tanto grande. Sembrare, essere… Non mi importa! Maledetta scienza. A me la luna gigante piaceva anche senza spiegazioni! Quando avrò tempo ti parlerò del “Mi manca chiunque”…
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Come zucchero ghiacciato. Che dolce conserva per me, ma non ora, ha lunghi tempi di conservazione per poi esplodere tutto insieme. Non vorrei rispondere a domande di rito, negli incontri dei come stai non mi apro più. Luana mi trova rilassata. Non mi pare possibile che ritornino con prepotenza questi giorni e perchè dovrei rispondere che tutto si sminuisce in poche parole? L'ho già detto che sono allergica alle parole. Mi danno irritazione.
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06/01/05 (01,00) Ci risiamo. Occupando angoli. non vista. A quante infinite chance siamo arrivati? Dopo quante innumerevoli possibilità le sue parole avranno odore di acido? Corpo di principe impunito... Un'altra volta qui e chissà dove. Facendo a gara di maleducazione, chi vince su chi? Disegnandoci sopra, disegnando su, io su di lui. Desiderando altre... (interrotta mai ripresa)
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09/12/04 (02,39) E il movimento è continuo e rapidissimo mentre io disegno il mio albero e desidero nient'altro che parte di me. Hanno tentato di insegnarmi che il diverso è sbagliato e invece amando me stessa ho capito che il simile non è privo di confronto, è semplicemente amabile. Lei dorme. è per trasposizione che io sogno? "Vecchi bambini e donne piangono amare lacrime" "E tirando le somme, com'è andato quest'anno?" Tutto sommato, tergiversando, dirò che è stato un anno di cambiamenti e che ho conosciuto persone che non pensavo potessero esistere. (Disillusa, ora. Che esistono anche quelle persone. Insensibili. Niente mondo per me) E che ho smesso di sorridere per circostanza. L'unica importanza la darò a chi sa sciogliere fili dalle ali. Chi vuole farlo.
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(Chris & Carla ft. Tindersticks - Take Me) 12-11-04 (A prova di ciò che sopra è stato detto) E coincidenze assurde mi danno come unità di misura il due. Due di due. Due giorni. Da sempre. Se proiettassi il sempre nel futuro? Distruggo illusioni, e non con la negazione, ma con un si. Alcune improprie in mani improprie E mi si fa notare che non aggiorno più... Ma ne ho di arretrati nascosti! (Non più) E nascondere vuol dire rinnegare? No, solo conservare.... non racconto sogni per intero.
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(00,42) (di non si sa che giorno, mese, anno 2004) Io e i miei messaggi introspettivi del cavolo! Ed ecco che dopo le foto dei segni e quelle delle scritte sui visi immagino nuove scritte su di un viso solo: il mio. Il mio viso e frasi su ciò che è stato un problema e che non ho il coraggio di chiamare con il suo vero nome.
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04-11-04 (poco prima delle 23... è tardi... come al solito... il mio tram è da poco passato...) Vecchissima cassetta ripescata dall'armadio. I Timoria dei primissimi tempi e credo di aver avuto sedici anni e credo di averli ancora tuttavia. Fiori di plastica nell'attesa del tram. Non è più divertente il giovedì. (Ma per qualcuno è una sicurezza, un pò come il Natale in famiglia e presto vedrà sgretolarsi anche questa sotto agli occhi, la noia, l'amore, gli ha tolto l'entusiasmo) Così busserò fra pochi minuti ed entrando cercherò con lo sguardo Oz. Dov'è Oz? Sguardo complice. Attendo fiori nuovi, freschi e puliti.
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E dopo un pò mi ritrovo con fogli sparsi ed arriva il momento della trascrizione... alcuni non datati e altri con riferimenti ad orari e luoghi, alcuni volutamente e altri distrattamente, alcuni per sottolineare l'attimo e altri per superarlo o sopportarlo. Quello che per tanto tempo era diventato zaino. Faccio piazza pulita. Riciclo? E fra le parentesi le aggiunte... tanto per ricordarmi che è uno spazio nato e vivo solo per me, condiviso col cuore con pochi intimi, lasciato alla mercè degli altri per gioco, per esser intaccato. Masochismo lo chiamerebbe Piera, lei che non sbagliava parlando di me non a me.
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Solo se sai quello che sei pensi e non t'importa di trovare soluzioni facili cos'é che conta cosa ti accontenta e cosa ti tormenta e sembrerà come se fossi tu fossi qui qui con me le cose che ti cambiano tornano e tagliano come le lame più affilate delle spade bucano e non sbagliano e sembrerà come se fossi tu fossi qui qui con me ma stai dove sei sola, con chi vuoi se non mi vuoi non mi aspettare mai mentre te ne vai sai che non ti cercherei e non mi cercherai e sembrerà come se fossi tu fossi qui qui con me. ( Tiromancino - La Distanza )
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Che non ho coraggio. Anzi, che mi manca il coraggio. Dice. E non ha torto ma la risposta è comunque sbagliata, o meglio, non pertinente. Và a spiegarle "pertinente"... lasciamo stare... che amarezza... Ma ho specificato che ci vuole più coraggio a restare nel quotidiano e superare quel che c'è d'irrisolto piuttosto che andare a ricominicare altrove e che se non lo faccio è per Schiele e per loro. Per nient'altro. Per nessun altro.
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Da Ciccillo ristorante dieci portate nel prezzo di una alla sera del trentuno grande festa del veglione stelle filanti nel salone tavolo solo su ordinazione orchestra, pezzi a richiesta repertorio della festa vammi a prendere al tabbacchino due nazionali esportazione se vuoi andare fai attenzione alle raccomandazioni azzuppa azzuppa zuccherino appozzati di vino Pachino ti presento a mio cugino appena tornato da Canadà tiene una macchina truccata parcheggiata fuori in strada più tardi ne piazzale mi farà provare un giro a me accaniti nella quadriglia chi ti lascia e chi ti piglia Ding e Dang all'incontrè Ding e Dang all'incontrè ancor zio Peppe balla a culo a poppo spinge la dama alla parte di sotto alza la guardia, alza la mano poi dietro la pergola s' allontana questa è la volta che posso restare tutta la notte alzato a guardare come fosse capodanno il veglione che passione e come si muove muove e come si balla balla, ogni passo manda un bacio già le piacio, già le piacio