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Visualizzazione dei post da ottobre, 2005
(....E cerca 'e me capì' – Pino Daniele) È che erano pezzi suoi, del resto non mi importava granchè, cercavo solo di capire con che occhi ascoltava da sdraiato guardando il soffitto, che poi lo so che non si sdraiava ma mi piaceva immaginarlo così…
Quando inizia a far male vuol dire che non è più un bene?
Poi non lo so, mi ci impegno e guardo il tempo che scorre, non li perdo questi giorni, sono le ore a scivolare, restano impigliate tra i capelli… ma ne ho di fili da intrecciare! Ha detto “mio” ed ero io, c’era un senso di repulsione immediata in quel suo senso di appartenenza, volevo scaraventarlo via con un soffio. Era un ricordo infantile. Stringimi sempre tu che c’è ancora freddo da coprire. Basta davvero così poco per tornare a riva. Sono ancora libera perché i capelli si muovono nel vento, perché gli occhi brillano al sole, perché corro in salita, perché c’è musica ovunque.
Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole. (Elbert Hubbard)
“Mi basta capire che tu non trovi le parole” Pensavo che se si fosse ritrovato qui non sarebbe stato affar mio e invece poi mi mangiavo le lettere ed invece di essere lettere invisibili erano lettere divorate o ingoiate per intero. Stizzito e deluso nel pensarmi quella dell’ogni tanto e in ogni dove, intristita e delusa io nel pensarlo in ogni tempo e comunque in ogni dove. “Avessi almeno potuto scendere e fermami a mangiare Ma i ristoranti erano tutti pieni e non avevo fame E sono entrato in un portone e dentro un grande ascensore E mi hanno fatto domande sulla mia vita interiore Ed in qualcuna delle mie risposte c’era il tuo nome Mentre la tua città prendeva fuoco sotto al sole” Un giorno ho lasciato che mi portasse ed ero come una figurina adornante, odorava di famiglia straniera quel posto, con nidi e serpenti, poi mi sono innamorata da restarne attaccata, incollata nei pensieri ma attenta a non lasciare tracce su di lui. Non avevo nulla da perdere e nulla da guadagnare, poi quel c
21-10-05   03,37 Mica poche le ombre e neppure le mie preferite… Aspetto l’ultimo quarto di Luna, il 25 mi pare. Ho escluso persone in tutto ciò. Per alcune mi dispiace… di altre solo appena. Ci stanno quelle che vengono sacrificate a fare gli autobus… È poco carino da dire? Forse si, io l’autobus l’ho fatto per alcuni e i ruoli tra attori sono duri da cambiare. A me toccava sempre fare l’autobus stronzo che non si ferma alla fermata, ho incontrato chi doveva scendere e preferiva addormentarsi. Io non voglio scendere ora ma neppure addormentarmi. (oddio, forse addormentarmi qualche ora prima in queste notti aiuterebbe ad umanizzare il mio bioritmo invece di farmi pensare a certe cavolate!)
20-10-05    (02,36) C’era quella storia di quel cane di paese e quel ragazzo mi raccontò di suo nonno che dava pochissime carezze a quel cane che invece lo adorava… Ecco, aspettando adorante… Lui, scodinzolava sempre…
19-10-05    (03,15)   (Moltheni – Tat-na) Mi faccio ombra con la mano. Trattienimi, per favore… Come se avessi in mano le forbici per tagliare i fili sempre sotto agli occhi, ma io quei fili vorrei vederli sempre tesi, anche ora che allenti la presa e dei miei pensieri ne fai supposizioni. Deplorevole, come dire un “Mi ami?” agghindato da un vischioso “per sempre” che la lingua non osa, da tradurre con un “Amami” (che da solo non basta nessuno per nessuno) ed è un’inutile, egoista, imperativo, un comando bestiale che neppure le bestie possono… …si chiede sempre ad altri ciò che si vorrebbe per se stessi… Se qualcuno mi chiedesse di fare in modo che possa amare se stesso penserei ad un’assurdità, nessuno ha certi poteri. Assurdo quanto un filtro d’amore senza intento. Poi ho tirato fuori un sorriso per non farlo preoccupare e mi ha detto di continuare così… Sicuramente meglio un sorriso che altro ma non dovrei farlo per me? Stesso ris
18-10-05     (03,00) “E ancora vado alla deriva e ancora canto… Dovunque io sarò dovunque lei sarà… Sarà al mio fianco… Dalle colline d’africa fino alla polvere delle città potrà cercarmi quando capita, potrò trovarla dove sarà…” (F. De Gregori)
17-10-05   (03,25) Cercando ciò che non si ha. (Tu pensi che a me importi di meno? Rispetto a chi o a cosa e secondo quali parametri?) Comunque credo di si, t’importa di meno o dai per scontato qualcosa che io invece sto pagando per intero. (E chi te lo fa fare?) …
17-10-05    (03,22) “Sei la misura dei miei sogni.” (Shane McGowen)
17-10-05   (03,09) Io dormo a destra anche se a te pare strano, solo che ieri sembrava che volessero salirmi addosso, non riuscivo neppure a respirare come avrei dovuto.
17-10-05   (03,04) Ho paura che sparisca di punto in bianco a lasciarmi da sola con troppi ricordi da controllare. Dipendenza anche questa? Ne ho fatto un’idea ed un’aspettativa? Sta diventando come non volevo? O forse sta solo diventando diverso da come credevo che fosse… È che mi sto perdendo di nuovo e non capisco da chi dipende… (oh, lo capisci benissimo invece…) Chiedo di te ma vorrei solo avere me. Soli in due. Mi sfuggono le basi e avrei bisogno di una lunga chiacchierata, tu avresti bisogno di un po’ di più di un po’ di tempo che non potresti dedicare a me. Ecco perché dovrei, vorrei, occuparmene da sola. Ecco perché mi sento sola. E non è quello che avevo chiesto? Si, ma senza l’illusione di essere in due.
17-10-05   (02,46) Lo penso ancora che è tutto semplice, solo che avrei bisogno di nuovo di tenermi per mano.
Ed è così, scrivo messaggi alle tre di notte che non riesco mai a spedire, così da tre notti, così come sono tre giorni che non mando nient’altro che segnali vuoti.
Ma infatti che senso avrebbe aspettare che passi per caso?   Com’è che non riesco più a volare? Così, mi ero intrisa di pensieri, troppi, dicevo “ho bisogno” ed era solo di me.   Lo giuro, scriverò piano, non accenderò la luce per farlo, sorriderò per rassicurarti anche se nel buio non vedresti.
Se troppo vicina rischio di allontanarmi, o meglio, se troppo vicina come intendo io… Insomma, l’allontanamento è per come lo intende qualcun altro. Troppa censura nelle frasi, nei pensieri, da far schifo... (Non è che poi ti arrabbi?) Certamente, solo che non ne parlo e poi mi resta dentro a germogliare. (E allora come faccio io ad intuirlo?) Forse perché ci vedi qualcosa che sapevi mi avrebbe fatta allontanare. (Ma perché non riesci a parlarne? Ti ricordi di quando non riuscivi a scriverne il nome?) Mi ricordo e mi succede anche adesso, solo che non è più solo un nome, è un intero concetto. Non ho parole per questo, non cerco niente per questo, nessuna considerazione per questo.
Che anche quella era un’illusione, perché siamo soli sempre e non dovrebbe esserci niente di triste in tutto ciò, per cui tu la scelta non la fai perché finalmente ora non ti senti più sola, semmai perché ora dagli altri hai preso un po’ più di forza… e poi? E poi riuscirai a farla tua nel tempo quella forza? O hai semplicemente visto qualcosa che avevi già? A lei  e  di riflesso ai miei pensieri, lei che ascolta, lei che c'è.
Mi son detta: “Non ce n’è bisogno. Arriveranno i mesi freddi” Come se certe attenzioni potessi scegliere quando farle piovere.
(Resta con me – Vinicio Capossela) Volere è Potere. Guarda da questo lato, guarda, guarda, guardami i pensieri che ci plasmo le verità senza consensi. Ma se nel tuo sonno ti arrivano i miei pensieri, com’è che stanotte mi spingevo sul bordo del letto? Come se dovessi far spazio, volevo alzarmi e andarmene. Ed è bello il modo in cui so essere distante nel mio dormire, diceva. Ad analizzarla questa frase sembrerebbe che io voglia starmene per fatti miei in un momento solitario come il sonno o che abbia notato distanza o che non abbia voglia di risvegli dovuti ad un movimento. E di bello invece c’è il fatto che le cose diventano speciali solo per chi le vive. Che due corpi a distanza non si invadono nel sonno. È vero anche che due anime vicine si scaldano, che le mani a contatto invalidano temperature. Mi viene in mente ogni tanto di dovermi dar credito, che mi è stato detto in una sorta di rimprovero. Penso al modo in cui si modificano le cose e come io continui a g
  (02,24)    (Far Away - Shine) Cavoli… Forse è solo il bisogno di indirizzare i pensieri a qualcuno che sorriderà ascoltandoli… Aspettare un sorriso da un display. Mi  regali un altro pezzo di te? Poi scivolo via, un altro solo per oggi che da domani ho una nuvola da accudire… Cosa credi? Ho una cane troppo grande per starmi sulle gambe ma ci ripariamo dal freddo solo standoci accanto. Che pensi? Ci sono delle mani che vogliono imparare a suonare ma sono nostalgiche e si nascondono per timore di restare intrecciate. Lo sapevi che mi diventano le unghie blu quando ho freddo? Certi suoni in certe notti vanno a nascondersi nel cuscino, è per questo che resto fino a tardi ad accudirli, perché si mischino a sufficienza nei sogni, per farmi confondere ancora per un po’… Che quando aspettavo alla fine c’era… Non  nel momento preciso forse, ma non sono io che ho detto che avrei aspettato?   Non aspettavo forse che arrivasse? E non è forse arrivato?
Mi perdo gli occhi sulle luci ma l'umilità...
( 12-10-05    pm    metropolitana) è come se dopo la prima chiave di lettura io fossi stata assolutamente certa della strada da percorrere, come se non avessi mai detto di non aver paura e di essere consapevole dei vari e tanti strati, come se non avessi mai avuto paura. Proseguivo chiedendo volta per volta se addirittura fosse giusto il modo di mettere un piede davanti all'altro. Ma è l'entusiasmo che mi fregava e le scarpe iniziavano a saltellare avanti e indietro, ognuna in una stanza diversa e io lì a rincorrerle. A che servivano dunque le istruzioni senza consapevolezza costante? E delle cose più basse, tipo rispondere all'uomo col coltello? Del mettersi allo stesso piano? Dell'essere sicuri ma alla fine troppo vulnerabili?
5-10-05    (22,45) Dal parchetto, dopo il condizionale arriva l'autunno con le mani dentro al maglione e le felpe sovrapposte, libri con biglietti di treno per ricordare le pagine passate. Monade ancora un pò ma nessuna casa ancora. Soffio sulle mani calore interno, dal cuore per me, verso me. "A me sembra che sarei felice dove io non sono..." Una dedica che interiorizzo. Sento freddo e naturalmente è ottobre.
…qualcuno che sia interessato ad ascoltare i miei sogni.
( Are You / The One That I’ve Been Waiting For? – Nick Cave & The Bad Seeds) Di nuovo il tuffarsi all’indietro nel tempo Guarda che se chiudi gli occhi quando gli altri si preparano al mondo potresti scivolare di sotto. Da sopra, invece, da sopra al sonno e da sotto alle parole che mi rendono insofferente (Beata te! Bella la vita dell’artista!) …e altre cavolate di questo stampo… Mi giro di nuovo, che per una volta ci aveva quasi indovinato, ero a metà del sonno che dovrebbe rigenerare, ero andata a dormire da tre ore e potevo dormirne altre tre, per una volta l’orologio biologico s’era messo nel mezzo tra il Buonsenso e la Magia, così ho potuto dare il buongiorno al mio Angelo e non sapevo neppure se fuori era freddo o caldo. Poi ho preferito altre ore lunghissime interrotte, ma, consapevole e testarda, sogno. C’è questo disco dai suoni autunnali di finestre serrate ed occhi chiusi alla luce, con rumore d’inizio temporale quando ti sei chiuso la porta alle spalle e vai
(l’altro ieri) A volte poi ci si costruisce un mondo a parte in cui vivere per sopravvivere e ci credi così tanto che sia vero che puoi anche crearti amici immaginari, certo poi è un problema se decidi di descriverlo a qualcuno che per un po’ ha deciso di farne parte ed il giorno dopo ti fa notare come sia solo frutto della tua mente e come il mondo vero sia fuori. Che bussino la prossima volta e che l’istrice panciuto non apra a nessuno la prossima volta!
19-09-05    (03,47) Almeno m’insegnasse quali tasti schiacciare e in che modo cambiare direzione al mio umore. Vorrei un sorriso indipendente. “Mi regala il sorriso” ho detto nel cercare un evasione da una definizione. Eppure a volte mi sento una bambina capricciosa nel pensarlo accanto…
19-09-05    ( 03,41) Di notte scivola il pensiero mentre le finestre per i polmoni si aprono lente e non posso fare a meno di pensare al suo respiro accanto al mio mentre mi faceva vedere come ci si dimentica di movimenti essenziali. Si parla di lontananza e quei chilometri hanno una distanza differente quando catturo il ricordo di come parlava portandosi dietro il sorriso.
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La gabbia, come la chiamiamo da un po’, prima dicevo che era un paese, poi ho iniziato a far parte anch’io di quel paesello pettegolo, ho iniziato quando ho tolto il saluto a chi mi aveva tolto il saluto, ho continuato sorridendo di tenerezza agli scherzi amoreggianti e adolescenziali, ci deve essere un Cupido nascosto tra i platani e pare che una volta all’anno sia preciso nello sferrare frecce. Mi viene in mente un quadro della fine dell’ottocento in cui c’era una donna che si difendeva da Cupido. Penso che se sei propensa a difenderti è difficile essere colpita. Difesa… Ho capito che se sei propensa a difenderti sei anche tesa nell’attesa di un attacco. A volte poi penso che non ho capito un tubo. Ed effettivamente sono confusa. William - Adolphe Bouguereau- Young Girl Defending Herself Against Eros - 1880  
In una notte da pub, mi assopiscono parole in un discorso atono con mille parentesi sempre aperte e sempre correttamente richiuse, mica come in un biglietto di cinema! Io richiudo sempre tutto nella vita pratica che non potrei sopportare una parentesi non chiusa o un flacone di bagnoschiuma aperto, poi nella mia stanza e nella mia testa prima di chiudere qualcosa mi ci vogliono altre vite, gli errori, eccoli là, pronti ad apparire finchè non saprò non farli tornare, non è l’ultima parola quella che conta, è come si evolve il discorso, dunque certe situazioni non dovrebbero proprio ripresentarsi. Lui che tanto la vita và e che leileilei ma alla fine lui non prende una posizione, che noi possiamo intravederla da come gli sorridono gli occhi raccontando come è iniziata la loro storia, dico quel che penso ma posso parlare solo in base alle mie esperienze, è così che si fa, no? Ci si immedesima, si giustifica, si contesta, si parla così, no? Lei è là fuori, sconosciuta e disperata di fine d
Chiusa dentro. Serrande abbassate, stereo acceso e alto il volume, Vinicio da due giorni. Ho chiesto “Ma da quand’è che è diventato Ottobre?”, da tre giorni… già. Piove costantemente ed è il primo giorno malinconico d’autunno. Il primo giorno in cui manca un treno e mancano dita intrecciate. Dovrei fare una chiacchierata con me, una di quelle in cui usavo la carta per sembrare meno pazza. Vorrei le mani su una tazza fumante e soffiarci sopra, come quando soffi su di me e sorridi ma non mi raffreddi. Cioccolata calda chiusa in una tazza chiusa in una stanza chiusa in una casa e libera dal tempo. Con l’entusiasmo che mi porta via, l’entusiasmo che ammirava e che temeva perché voleva legarmi a sé nell’immaginario di vita perfetta e di ragazza perfetta, ruggivano le mie ali, fremevo ai canti. Le ho viste le api appena uscite dall’alveare con le ali appena scoperte, appena spiegate, unodduettrè e frrrrrrrrrrr si muovono velocissime, ferme sul posto, le ali ad asciugare sbattono v
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© cluricaun - Crescita - 2005
Ho incontrato un minatore sui miei versi. Ovviamente nel vedere il suo operato mi sono infastidita! Era solo curioso di vedere su cosa posavo le parole. L’ho aiutato nell’opera perché mi sembrava giusto riscoprire le basi togliendo lenzuola di congiunzioni.