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Visualizzazione dei post da 2010

-Lovelovelove! -E che vor dì?! -Amoreamoreamore

E lo sfarfallio rigenerante unito alla preoccupazione del non averti nell’esserti accanto… Riprendo il respiro quando mi stacco da te e lenta ricomincio a contarmi i pezzi, ho due piedi, entrambi miei, da ventotto anni. So che sorriderai. So che vorrò vederti il prima possibile al mio rientro, “mi piace la notte, perdo treni”, nel bisogno tattile di stringerti quando il tuo sorriso spazza via quello che resta dell’opportunità di poterti in qualche modo ancora evitare. Per quanto lontana possa essere io, sei diventato inevitabile dentro di me, presente come il tatuaggio sul lato opposto della cicatrice, mai casuale, neppure nel delirio contrapposto. Vado a vedere un nuovo mare, forse imparerò qualcosa di nuovo, certamente conserverò la voglia di scoprirti in ogni nuovo giorno trovando la combinazione giusta delle cose da portare via con me e si avvicina anche la via d’uscita che mi riporta a casa, dove la casa sei tu.

Ristrutturo la mia mappa.

Ristrutturo la mia mappa per ampliare il mio territorio. 03-08-10 (23,19) Sul tram del ritorno. …tanto siamo asincroni nel bisogno di comunicare e in quello c’è l’impulso del voler dire e/o la necessità del voler sentire. La metà è posticipabile e procrastinabile, l’altra metà è impellente e se rimandata perde di valore. (23,23) A volte il bisogno è un giocattolo. 04-08-10 (in treno, fermata a Orte) Non è una giustificazione ma ho saputo che sono evitante in quanto C.O.D.A. Stare nella Life Quality Project è stato come stare per tre anni e mezzo in un villaggio turistico con animatori sorridenti e accoglienti, uscire è stato riaffacciarsi al mondo, come quando è settembre e al ritorno dal mare si perdono i contatti con gli amici delle vacanze e si riprende contatto con la quotidianeità. Non la ricordo come un’esperienza nuova questa volontà di sacrificare lacrime anestetizzandomi per prendere distanza dalle emozioni. 05-08-10    (20,00) Ieri ho pensato a come non sarebbe sta

LQP

16-07-10 (18 e qualcosa, Villa Gordiani, Io & Schiele) (Sulla setta) Pensavo a Loredana, al “Pronto, puoi aiutarmi?” e al “…non importa aspetterò mercoledì…impazzirò da sola!” e alle lacrime negli occhi, al credere di poter, realmente, impazzire, al di là dei modi di dire. Ci sono dei meccanismi psicologici che un Maestro dovrebbe poter prevedere, non ci vuole molto… una volta che ti sei “messa nelle mani” di un Maestro, perché così ti è stato insegnato, ad affidarti completamente, a fare ciò che lui ti suggerisce, ti accenna, ti induce a fare direttamente, lui sa perfettamente – perché è il tuo Maestro – che tu farai o che tu non farai ciò che lui ti dirà di fare, sempre nel nome di una libertà individuale e di un rapporto personale con il Maestro e del segreto che va mantenuto in quella stanza. La libertà di cui ampiamente si parla, dov’è? Nella scelta – libera – di farsi manipolare? Nella dipendenza psicologica? O nel potersene andare? Allora, grazie Alfre

Sometimes i dream

(Sogno del 03-08-10) Abruzzicman era sotto casa mia, aspettandomi al parco, all’inizio facevo finta di niente, mi rendo conto poi che è là perché devo avergli mandato un messaggio carino al mattino, vado a rivederlo tra i messaggi inviati perché non lo ricordo bene… all’inizio faccio finta di niente ma poi lui sbraccia dalla panchina e mi dice con dei gesti ampi che vuole sposarmi. Gli dico che sto vivendo un’altra situazione e che mi pare di stare bene, che non voglio contaminarla con altro. Lui se ne va con la sua melodrammaticità che lo contraddistingue, di scatto, di corsa, sbattendo lo sportello della macchina e dicendomi di guardarlo mentre se ne va. Io non faccio assolutamente nulla se non guardarlo allontanarsi. Poi ci ritroviamo al paese e guardando una vecchia chiesa il parroco dice che è molto tempo che non passo di lì e che dovrei entrare, un po’ stizzita entro, l’abruzzicman racconta al parroco tutta la nostra vicenda e del fatto che io non so perdonarlo come se fosse una

Again and again and again...

20-12-09    (18,24) Ripersonalizzata in appena cinque minuti di conversazione. Ciò che ho perso non è mio quel che resta sono io. I miei occhi mai più schiavi d’un addio. (18,32) Ho una linea nuova sulla mano. Completamente nuova, deve essere nata dopo il secondo bicchiere di vino alle visciole. Catene e gioie facili. Considerazione: il fatto che lui guardi al posto mio. (in sogno) Camminavo veloce con la Twingo per togliermi in fretta dalla strada – come al solito – per l’inadeguatezza del controllo del mezzo e degli altri e nel momento in cui correvo e credevo di farcela, sprofondavo in un metro di neve. Chiedevo aiuto e nessuno mi vedeva. 29-03-10 (il rientro in treno) Io penso che uno la libertà debba essere anche in grado di gestirla e chissà se poi davvero la si vuole o se forse è più comodo starsene ristretti in regole altrui ma almeno sapere già come muoversi. Parte tutto dal suo: “Io non sono mai stato con una così brava”. (a me ch

Blocchetto finito disorganizzato

01-08-07   (15,25) Domani è il compleanno di mia madre e andiamo al mare. Acquisto un senso nonostante i garbugli. Oggi mi è venuto a prendere l’autobus ed è stato bello avere tutti i posti a disposizione e farlo aspettare cinque minuti. Una corsa fuori servizio tutta per me!   (pullman, prima fermata – sabato – Roma-Tortoreto) Disegnavo scale sulle sue mani, sui suoi polsi, non scale di musica, scale vere, quelle su cui Sali e scendi. Dovrò inventare nuovi simboli per nuove mani. Nel frattempo ascolto musica popolare e faccio finta di fare quiz.   18-08-07 (quasi l’una nella fine di una delle tante attese su una panchina abruzzese) Vorrei più acidità, “il verde dell’acqua negli occhi per me un’immagine di solitudine” . Credo che potrei impazzire facilmente con così poca autonomia, mi reimmergerei in solitudini alcoliche, ma vivo anche la grande sfida della socializzazione o dell’imparare ad avere gli stessi

Arretrati - Giugno 2010

05-06-10 (stazione Tiburtina, direzione Umbria) I bambini e i dervisci girano su loro stessi.   08-06-10 Certe volte mi continua a sembrare finto negli eccessi… è come se mi sembrasse… esageratamente vivo.