“Volo volo volo con i piedi nell’acqua e un caffè nella pancia per mangiare con te”
Ascolto una canzone che non conoscevo dei primissimi anni 90, è incredibile quanta tristezza in un testo e quanta serenità nell’interpretazione, una strana contrapposizione. Ho pianto anche perché volevo assolutamente rientrare a casa, avevo bisogno del mio cane peloso che mi condizionasse gli orari, dell’essere raminga nel frigo, del continuare i sogni per tutta la mattinata senza che nessuno facesse rumore per svegliarmi come un’anti-noia. Mio fratello ha dimenticato di venirmi a prendere, lo giustifico perché è innamorato, la cosa assurda è che non c’era davvero nessuno che tornasse a Roma quella notte, così ho dovuto restare una notte ancora ed è stata la peggiore, volevo andarmene di nascosto e invece ho dovuto disperarmi come una scema, svegliarmi al mattino con gli occhi gonfi, aprire gli occhi e vedermi distante, spostarmi ancora un po’ più lontano nel letto per non essere sfiorata neppure per errore, che non entrasse neppure una piccolissima cellula sotto la mia pelle, che