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Visualizzazione dei post da settembre, 2005
Mi ha insegnato a respirare e mi ha dato il piacere di camminare in casa. Lei mi ha dato il piacere di bere acqua con foglioline di menta e di chiudere gli occhi per vedere i colori. Non ho più timore dei gatti. Ho di nuovo voglia di una bicicletta  e ho scoperto che vicino casa mia c’è anche una ciclofficina  per riparare da soli la propria bicicletta. Vedrò crescere della menta nei miei vasi e mi prenderò cura di lei… (mi viene in mente solo ora il nome, Menta, quello che è significato per me in questi anni, il mio soprannome!)
Ho paura di sogni a senso unico quando dovrebbero invece correre su due binari. Sembra riduttivo ma non lo è. Il senso unico puoi scegliere di evitarlo andando contromano, sui binari non scegli di deragliare. (mi hanno fatto la multa sul tram perché non sono scesa quando ho visto i controllori e sono rimasta seduta a mangiare tarallucci! …forse non proprio per questo…)
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  Vinicio Capossela - Non si muore tutte le mattine “E io intanto marcito qui... dove la luce non può trovarmi. Infestato di sogni, impregnato come uno straccio sporco, come un ragno, come un Nessuno.” ELOGIO DELLA QUANTITÀ Siamo rimasti solo voce. Come la ninfa Eco, che a furia di consumarsi, per passione, finì col rimanere voce… eco di voce, eco della sua voce. Non abbiamo più peso, né corpo, né vita, siamo soltanto voce. La voce che si spande nei canali della quantità, la voce rinchiusa, asserragliata a spurgare, incarcerata. La voce dai motel, la voce rimasta impigliata nella rete dei telefoni, delle strade, dei binari. Siamo rimasti Voce, senza più corpo, sul bordo della nostra gioventù, sull’orlo di come sarebbe dovuta andare. La voce delle serenate, che ci echeggiano nelle orecchie, e non ci lasciano in pace. Puniti dalla troppa passione, ci si è portati al punto di rimanere fermi davanti ai bivi. Allora ci è voluto il ritiro, l’impresa e l’epopea. La voce è diventata la nostra
“Non c’è volontà di comprendere E questo corrompe la società” All’improvviso lo prendi e ci sbatti su lettere su lettere su lettere e neppure un suono e nascondi le dita e con che cavolo di codice vuoi parlare adesso? Respiro. Prendo e ricomincio dal principio. Respirarti dentro. Ho cercato di stare dritta in questi giorni e di respirare correttamente. Mi si è amplificato il tutto e così se ho detto che sapevo che dopo gli alti ci sono i bassi ora dico che in verità, io lo riscrivo ancora ed ancora ed ancora, l’arcodamore lo ammiravo, lo scrivo ora, ed è una nuova e forse prima volta che io quell’arco, oggi, lo vedo e lo temo nell’ammirazione e lo cerco forse ma ne resto prudentemente a distanza e lo osservo perché non mi travolga i respiri. Che poi resto senza. Messa giù la carta ho miliardi di immagini di cui parlare ma come quando dicevo di no e nascondendomi al freddo dietro al cappuccio, credo di non essere pronta, come con dietro l’antico monastero e le mani
"Quand'è contenta è troppo contenta, quand'è triste è troppo triste!"
(Billie Joel – Pianoman) E resta comunque dentro, per ogni modo in cui… In cui appare e in cui scompare, in cui si allontana e in cui ritorna, in cui reclama e in cui regala. (Ma non dicevi che ne avresti fatto volentieri a meno? Gnègnègnè! Domani c’è la Luna Piena e non mi piace non sapere eppure…) Notte Bianca, Luna Piena, ci starebbe bene un rientro a casa mattutino ma non lo immagino, come quando (fuori piove) al corso di difesa non volevo finire per terra e rischiavo invece di farmi male sul serio opponendo resistenza… è che certi movimenti non posso assecondarli… vuoi buttarmi giù? Non mi butto giù, mostro i denti piuttosto… Le ossa rotte le conto più tardi. A contare le ore invece prendo l’abitudine… Aspetto. Nessuno aveva detto se sarebbe arrivato in città. Aspetto lo stesso. Leggo la fine del libro, ascolto un nuovo ciddì, guardo un film, guardo fuori piovere, guardo un giorno intero ricolorarsi di nuovo. Che ci faccio qui fuori? Asp
"..nessuno può vegliare sulla propria solitudine se non sa rendersi odioso" E.M.Cioran   Ecco perché si infastidiscono se sono felice!
Dicevano che era bella perché non sapeva di esserlo. Io dico che sapeva di essere ed era bella per questo.
(Francesco De Gregori – La Testa Nel Secchio) Lallallalairààà, lallarààà, lairalairààà. Canticchio. Voglio un finestrino dove guardare i chilometri “di luce nera” che mi lascio indietro…
Diceva che mi avrebbe fatto bene, che magari sarei tornata cambiata, che si vive anche da soli e anche da soli in due, che non sono simmetrica e che così tutti, che guardando gli occhi cerco irrequieta in entrambi senza fermare un attimo lo sguardo. Guardavo irrequieta negli occhi e mi chiedevo perché e se si aspettava qualcosa ma era solo la parte razionale a rompere le scatole per potermi dire in un eventuale poi uno stizzito “te l’avevo detto”, così l’ho chiesto, “che cosa ti aspetti da questo viaggio?” e ho pensato “che cosa ti aspetti da me?” e lo chiedevo solo a me, pretenziosa. Poi sono partita e nessuno dei due ha un orologio da controllare. La parte razionale rompe ancora a volte ma è sempre quando ha paura, perché ha paura di non essere considerata, ha avuto paura un sacco di volte, quando ero sul sedile accanto e sorridevo e lo sguardo era immobile ed incantato, quando non chiedevo il perché di quelle bottiglie di plastica appese a testa in giù, quando mi sedevo sulla terra
“Qualcuno sa l’ora? Oh, nessuno con l’orologio al polso da quando ci sono i cellulari!” Pensa che lo tenevano in tasca l’orologio e ci misuravano il tempo ma era un tempo diverso e non hanno fatto in tempo a capire. Poi se lo sono portato vicino alle mani, lo hanno incollato sui polsi così potevano vederlo sempre ma nel tanto ammirare si dimenticarono di capire. Pensa che ora lo riportano di nuovo in tasca sottoforma di cellulare ed hanno più cose da controllare, il tempo gli impegni i contatti i messaggi e non fanno in tempo neppure a pensare.
"Mi fai paura? Si, fai paura. Ti comporti come se dovessimo stare insieme per sempre. Ti comporti come se il piacere fosse infinito e il tempo senza fine. E io che ne so? L'esperienza mi ha insegnato che il tempo ha sempre una fine. In teoria hai ragione tu, hanno ragione i fisici quantistici, hanno ragione i romantici e i religiosi. Il tempo non ha fine. Ma in pratica tutt'e due portiamo l'orologio. Se mi affanno in questa relazione è perchè temo per essa. Temo ci sia una porta che non riesco a scorgere e da un momento all'altro la porta si apra e tu esca"   J.WINTERSON - Scritto sul corpo
Ci si riempie con le braccia di braccia, si aspetta, come quando… “a chi vuoi più bene a mamma o papà?” (non “o a papà” ma “o papà”) e resti là perché entrambi ti hanno fatta già da piccina timorosa di ferire i sentimenti altrui e dici sempre “a tutti e due” ma hai ben chiara la risposta, poi ti dici, oh, ma se me lo chiedon così tante volte vorrà dire che lo vogliono proprio sapere e dici il vero, inevitabile che qualcuno si risenta. Laaallaaairààà. Cantavo qualche minuto fa mentre il caffè si bruciava, poi l’ho soccorso e l'ho bevuto. Però, dicevo, ci si riempie le braccia di braccia, quelli sono gli abbracci e quando succede che “ma quanto mi vuoi bene? e tanto quanto?” devi spalancare le braccia più che puoi e aspetti perché non è solo un dimostrare o un rispondere ciò che vogliono sentirsi dire, è che aspetti che ti si chiudano le braccia con un abbraccio. Allora. Leslie. Ciao Leslie, ma dov’eri? Non parla più. Andava in gi
Mi fa sorridere quando scopri degli occhi con la luce del sole, mi vengono in mente certe storie di donne che aprono gli occhi al mattino su lenzuola mai colorate, sempre bianche, quei film in cui chi si alza si porta via le lenzuola e non ho mai capito il perché. Poi ci sono volti che magari hai visto sempre solo dopo le undici della sera e quando ti chiedono “Ti sei appena svegliata?” non hai problemi a dir che sognavi qualche ora prima e li guardi incuriosita come fossero altri, oppure quelli che hai sempre visto in un determinato contesto e li rivedi in tutt’altro luogo, un readymade in persona.
11-09-05        (02,53) Pensavo, per me che lascio correre tutto… Darmi attenzione è una cosa che devo tenere a mente, un lavoro, quasi un impegno con me stessa. E intanto quanti sogni in queste notti…
10-09-05        (17,40) Quando ho iniziato a fare il conto delle ore che mancavano ho capito che mi stavo dando aspettative… tentai di togliermele… Però l’impressione che il mio cuore stesse sorridendo non me la tolse nessuno.
( Tim Buckley – La discografia intera… ho giorni interi davanti…) Non credo che stavolta mi domanderò dove sono tutti quegli occhi e se posso riprendermeli tutti o come ho fatto ad allontanarli. Stavolta saprò dare una risposta a tutte le mie domande, sempre se avrò domande da pormi… E altro che filo d’equilibrista… Altro che alimentare dialoghi, altro che piante da curare, sembra che all’improvviso nulla mi importi ma non è così… è solo che non mi sembra opportuno non stare a guardare. L’azione in certi casi mi pare tanto priva di valore… Se c’è stata voglia di ravvicinamento è solo perché c’era già un principio di ravvicinamento, non foss’altro nei pensieri… e non vedo perché mai bisognerebbe starci a pensare a priori, per lo stesso motivo: se c’è un allontanamento vuol dire che nei pensieri ci si sta già allontanando… come si fa a dire se sta volta è irre o reversibile? Sempre per la storia di fasciarsi la testa prima che ci si faccia mal
La tua immagine in occhi che non hai sul tuo volto. “…si cacciò un occhio e lo posò tra i due aperti della giovane donna. Poi riprese il cammino. Non dimenticò. Mai. L’immagine di quei due occhi aperti a sognare lo tormentò per tutta la strada” …o qualcosa di simile… Non è forse vero che “di chiunque tu ora sia solo mia non sei?”
Uh, accidenti, pensavo a quello che pensano per non rovinare un’amicizia e mi fa tenerezza perché la si astiene dall’amore come se l’amore potesse rovinarla ma è l’amare possessivo, l’amore “di oggi”, (non so dargli una definizione), che viene svalutato, che viene valutato come cosa in grado di rovinare un’amicizia, o forse è di nuovo solo la paura d’essere avvolti, pervasi, la paura di perdere che tenta di tenerlo lontano e allora dicono che è meglio rimanere amici e non desiderare altro per non perdere una persona tanto bella. Vabbè, mi confondo(no).
03-09-05        04,09 Giochiamo a rincorrerci e sembra che si faccia il gioco solo per far piacere all’altro. In verità abbiamo solo paura che l’altro smetta di giocare.
Le zanzare non mi pungono più e se lo fanno non ne risento più come prima. Ecco che sorrido… ma taaanto!!!
La vogliamo bombardare quest’immagine?!
Mi disturba: un bicchiere al bordo del tavolo, guardare lo strofinare le dita sulla farina del pane e lo spostare le briciole dalla tovaglia.
( Cose Che Cambiano Tutto - Diego Mancino ) " La luce spegni, ti fai avanti: non han più peso le parole, l'odio che mi porti. Ci sono cose più importanti nel cuore nero di certe fanciulle affascinanti." Come spiegare e cosa dire come cosa ed anche perché, qui il silenzio non c’entra, non pesa, non il mio, non nasconde, solo non vuol sapere e si annoda vicino alla gola, non mi levo il sorriso, non ancora, non ora. Movimenti nel buio, scrivo copio cancello riscrivo rinnovo di nuovo stampo scappo. L’ho sentito dire: “scusi, lei, può farsi un po’ più in là” , così, senza punto interrogativo, l’ho detto: “è la pioggia che mi ha svegliato”, ci penso ora che era il cattivo equipaggiamento a disturbarmi che quando piove ci si deve vestir leggeri così non ti restano i vestiti umidi sul corpo. "Ci sono cose che non puoi capire adesso, cose che fanno più paura del tuo gusto dell'eccesso. Ci sono cose che non vedi, anche se sono dappertutto. Adesso è me
Ieri ho imparato che non si dice "Buono o cattivo tempo" MA: "Buono o cattivo equipaggiamento"...
(Mama Gta – Blonde Redhead) Ci ho pensato di nuovo, che il silenzio comunica ma che viene spesso male interpretato, così mi sono venuti in mente altri silenzi da ringraziare… addirittura lontananze da ringraziare… vorrei fare i nomi e ringraziare personalmente ma in alcuni casi i silenzi sono diventati alti e non è il caso di far sapere facendo inutile rumore.
Quando mi ha fatto notare che non mi aveva invitata mi sono resa conto che dovrei ringraziarlo, il poeta, per il suo rispettoso silenzio, dovrei anche per un sacco di altre cose, per la continuità, per la sincerità, per la pazienza, per l’accettarsi reciproco, per gli scambi, di nuovo per i silenzi… io che non posso insegnarlo il silenzio, né a volte capirlo, altre solo intuirlo. 26-08-05 (20,25) Non riesco più a prenderti Pregarti mi fa fatica E non credo tu possa spiegarmi le tue mani. ( Andrea Liberati )
...intorno al '68/'69 avevo cercato di fare dei lavori con la Rank Xerox. Ce n'era uno meraviglioso intitolato Autoritratto. Era composto di dodici fogli in fotocopia: io avevo messo la faccia sulla fotocopiatrice e - autoritratto è una parola di dodici lettere - volevo cercare di comunicare con una macchina che vede ma non sente. Così rispolverai un ricordo infantile, scolastico: l'alfabeto muto. E avevo fatto i dodici ritratti di me stesso mentre con le dita segnavo le varie lettere: A-U-T-O-R-I-T-R-A-T-T-O... E a quei tempi le Rank Xerox non riuscivano ancora a produrre fotograficamente delle informazioni visive che non fossero tipografiche. Sembra una cosa da pionieri, no? io allora mi sono lasciato crescere la barba per due giorni, creando così una retinatura naturale, perchè mette in risalto i dati dell'espressione in una strana maniera, gli occhi diventano stranamente cinesi. Tutto questo avveniva a Torino nel '69, andavo nello showroom della Rank Xerox e