Seduti piazzati immobili infreddoliti
Tremanti
Sul bilico di quell'equilibrista lavapiatti che è stato cestinato
Tappezzarne le pareti di frasi e tornare per vedere che Io sono.
Io sono oltre il bianco che resta
E giro intorno, altro giro, ricomincio di nuovo
Incerta, senza punti, solo virgole.
Di nuovo cammino senza sapere cosa posso toccare e cosa non
Dove prendere e dove buttare
E ci avevo messo un anno
E ci ho messo un minuto
Rivendicando il tempo della non dipendenza.
Come il vento che spazza via tutto e cerchi un nome che sia brutto per ricordartene
Un nome con un senso d'appartenenza alla storia
Dargli un nome per dire che lo conosci, davvero, renderlo tuo
E lo conosci, si, perchè viene studiato e diviso in Fasi
Hai solo perso il conto e non sai affiancargli un numero.
C'è carenza di parole nel cestino della spesa.
Vorrei ingoiarlo e lanciarlo insieme.
Seduta impazzita immobile infreddolita
Tremante e con solo due mani e solo due occhi.
Cancella e archivia per non vedere impronte
Per non farmi rendere conto di quali corde ho toccato
E cammino e giro intorno con le braccia lontane dal corpo
Attenta ai cristalli, attenta a tutto
Lo lancio via dalle pupille, chiudo le palpebre ed è ancora più lontano mentre si avvicina
Io sempre più lontana dalla soglia dell'errore che si ripete
Oh, si che passa, è già passato chilometri di minuti fa, con una notte nel mezzo a delinearne i contorni.
Le porte aperte affinchè io possa entrare ed andare via ogni volta nei suoi tempi scanditi e scaduti.
Tutto scade, perfino la carta per il pane e blablablà.
Poi se inneschi gesti quotidiani rassicuranti potrebbe non essere successo
Potremo non averne mai parlato.
Io, spiazzata dalle decisioni che l'aria si porta tra le righe di quel vento senza nome
La strada pulita dal vento che hanno i battiti di ciglia nascosti nei cappucci delle felpe, fuori.
Tu, contro il mio orgoglio ancora il mio, senza pensare senza peccare d'ingenuità, quando la lama si appoggia alla distrazione
La casa aperta al mondo che non si fa legare e la lampada che necessita di luce calda che poco ha a che fare con la tranquillità, dentro.
("La luce spegni ti fai avanti
non han più peso le parole, l'odio che mi porti")

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