© cluricaun * 08-2005
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Visualizzazione dei post da agosto, 2005
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30/08/05 (23,32) A volte basta così poco… una frase nuova adesso, come un promemoria, come un incoraggiamento che mi commuove, come per ricordare che i boccioli di pruno restano uniti, o almeno che dovrebbero, poi c’è la mente umana che è difettata e li vede cadere o che li lega in maniera esasperata e innaturale per insicurezza quando invece basterebbe osservare all’ombra di quel pruno.
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30/08/05 (22,17) Perché davanti ai colori mi sento inadeguata? Come se non sapessi sciogliere da sola i canali giusti per tirar fuori ciò che è necessario, come chiedere di più a se stessi nel momento in cui invece dovrebbe essere tutto molto naturale e in cui bisognerebbe essere grati e clementi verso se stessi. Mi autorappresento. D’altra parte se è esistito Pollock… certo, vita poco salutare… Ascolto Carmelo Bene che mi racconta tutto Pinocchio, cavoli, il Grillo Parlante non lo immaginavo così altisonante! Piove tanto e le tele sono volute restare sul balcone.
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30/08/05 (21,55) Quando tocco i retro dei miei fogli noto l’impeto dello scrivere perché sembra che con la penna scalfisca la carta. Oggi ho notato un livido sottile e orizzontale sopra al ginocchio… cavoli, la tavolozza puntata sulle gambe! (21,58) Non riesco a dipingere cose chiare, “Usa il bianco” mi dice, grazie tante, uso bianco di titanio ma si scurisce man mano che aggiungo altri colori… ma… piano piano ci arrivo!
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24/08/05 (02,49) Mi piacerebbe lanciarci sopra un velo di luce, uno strato spesso di bianco senza coprire la base. Chissà, forse un giorno riuscirò ad avere una tavolozza chiara. (03,03) Gli unici consigli che mi hanno dato sono stati: “Immagina di fare un quadro brutto” e “Aggiungi qualcosa di moderno” Ho seguito solo il primo… Oh, m’avesse insegnato qualcuno come si usa sto bianco!
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Diventa sempre tardi semplicemente perché non voglio smettere di essere per agire e perché non sono ancora in grado di fare entrambe le cose, non perché devo stare attenta, ma perché, come Woody Allen non so fare due cose insieme: o guido o ascolto le indicazioni. Fuori piove ma io sto dentro ed ho delle pantofole morbidissime con le quali ballare e zompettare e slittare e scivolare e sbattere ed alzare. Ora però devo andare a fare spazio… ciak, si gira! Non sarai mai solo con la schizofrenia. (Woody Allen)
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Io con i palmi delle mani rivolti verso chi guarda, io di schiena con i palmi delle mani rivolti verso di te e poi una musica ancora da scegliere e si finisce per nascondersi e si finisce per svelare solo i palmi e poi pezzo per pezzo, da ricomporre, tutto il resto, peccato non poter arrivare a riprendere anche clavicola, sterno, cuore. Non c’entra nulla musicalmente ma se ci fosse stato bene ci avrei messo “Solo mia” dedicando tutte le parole a me stessa.
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(04,00) “Sono in giro e non ho soldi Inciampo negli astri Corteggio la luna” Io sbaglio l’ordine dei pensieri, sbaglio le priorità, non starei così oggi se mi mettessi al primo posto. Ho il singhiozzo e non mi passa. Cercavo di capire mentre passavano i minuti, a manciate di quarti d’ora, a frammenti anche qualche pezzo d’ora ad affollarsi alle altre. Mi faceva piacere avere vicino il quadrupede perché era da più di un anno che non andavamo in un pub insieme, avrei voluto tuttavia trovare il modo per telefonare, perché il mio sorriso non mi bastava. Il singhiozzo mi è rimasto. “Mi piace la notte Perdo treni E mangerei pure i pianeti” Ho cercato di capire mettendo da parte l’orgoglio, tenendo in considerazione la spontaneità e l’importanza di se stessi ed ho scambiato i ruoli ma fuori dal cilindro ho tirato fuori altro orgoglio e altre me, così ho voltato qualche foglio perché non volevo sbagliare e continuavo a darmi da pensare perdendo in spontaneità e alla fine volevo solo smettere d
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25/08/05 (01,58) In una notte che è quasi mattina e t’imbatti in una notte che trova un libro e che si ricorda di anni passati e decide di imballarlo e di metterlo assieme ad altri negli scatoloni ma poi quella notte teme l’oblio del ricordo e crede che forse sia giusto rendere il libro al tramonto e capisce che vorrebbe rivivere nell’egoismo del ricordo di quel dono. L’alba osserva con disappunto.
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Capita a volte che ti metti a far tutto fuochè metterti a studiare o a dipingere ad una settimana dall’esame. Capita che negli ultimi due giorni dall’una alle quattro del mattino si ha voglia di dipingere. Capita che ci sono libri che stanno lì a prendere polvere da mesi e mesi (e mesi!) che hanno urgentemente voglia di essere spostati e riposti su mensole da pulire. Capita che quelle mensole hanno improvvisamente voglia di essere pulite per bene e di avere folletti puliti che ci zompettano sopra. Capita poi che ci sono dei biscotti che hanno una terribile voglia di nascere e che nell’universo è capitato proprio a te il compito di dargli vita e così capita che ti metti ad impastare e ci metti tanto amore e ci metti amore anche nel preparare bustine ed etichette e ci metti così tanto amore che loro dall’emozione si surriscaldano ed escono fuori bruciacchiati… capita!
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“Io ti guiderò finchè tu lo vuoi e poi…” Anch’io vorrei farlo finchè “tu” lo vuoi e invece mi capita di lasciare l’opera a metà o di accorgermi che non ho più nulla da far crescere. Ecco perché mi piace credere che “ il sole arriva adesso ”… E in effetti non parla di restare, solo di arrivare. E ora c'è una luce qui...
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21-08-05 “io al posto tuo avrei amato” …che altro aggiungere? Divento superficiale io o è solo perché sto cercando di smettere di credere ai rapporti preconfezionati? Da poco ho scoperto di non avere tempo da dedicare e di non avere nessuna voglia di farlo. Non voglio più trattenere persone, in fondo i sorrisi che restano fissi sui volti mi inorridiscono, io voglio veder sorridere e poi voglio potermene andare, senza che nessuno mi consideri una medicina da trattenere illegalmente.
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14-08-05 (11,10) Bello, ero arrivata puntuale! Io aspettavo lei e mentre aspettavo ho trovato un leccalecca e ascoltavo musica, ero seduta sullo scalino – IO aspettavo! ma questo l’abbiamo già detto – mi sentivo spettatrice invisibile dei passi stranieri che guardavano antichità con occhi nuovi. Ero serena e con quattro ore di sonno e tre birre serali stavo bene come se avessi bevuto una tisana e avessi dormito le mie consuete dodici ore. Che ero io ad aspettare posso ridirlo? Poi la mostra era chiusa ma ormai ero contenta lo stesso e non c’era niente da fare!
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(proprio non so ma immagino) Nell’equilibrio pre-stabilito dei respiri uno ad uno. Questa volta i miei spazi. Io non voglio essere rinchiusa, io non rinchiuderò, ancora, appesa, foglia per non cadere. Traduzioni istantanee di nuovo e ancora per ogni traccia come se parlassi lingue nuove. Io mi sento straniera, io in terra straniera.
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Credo sia giovedì…boh… due giorni dopo il concerto dei PGR, credo sia… (questo era un boh premeditato) E così sente anche quando piango…. Ho aperto un mondo di parentesi, io che mi innervosisco… con parentesi non chiuse… che ne faccio ora? Vale chiuderle tutte assieme in un solo colpo? Così farò. (E così ho provato a fare)
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(boh del giorno dell’autoritratto su montaggio) Mi chiama “artista” ma non capisco il perché, se dipende solo da ciò che fai o se è per altro, non riuscivo a raccontare di me, spiegarmi, senza giustificarmi o sembrare ridicolmente appesa a convinzioni. (Ecco, non mi ero mai sentita tanto ridicola nel raccontarmi, “maestro” di nulla poi che non aveva cuore per ascoltare, solo maldestre tele da ragno minuscolo e vanitoso in cui attirarmi)
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(boh ascoltando una lezione) Avevo trovato il papà che senza prendermi per mano mi portava alle mostre, poi ho voluto prenderlo per mano… prenderlo per forza… guardami, sono qui, sono io, avresti occhi diversi, più nuovi, più puliti, più colorati da usare per me? Una bambina impertinente , lairalairaaaààà.
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(boh invernale) Racconterei i sogni in cui io sono nel corpo di mio padre? E quello di stanotte in cui ero a casa di mia nonna e qualcosa di strano avveniva e mi lamentavo perché erano già le due del pomeriggio e mi ero svegliata presto per andare in accademia? E durante la terapia dovrei smettere provvisoriamente di vivere?
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(boh invernale) Dovrei davvero stilare l’elenco dei problemi? Trovare i punti chiave e fare il punto della situazione? Cielo terso. Oggi ho viaggiato e non ho concluso nulla. Ho tentato più e più volte ma poi non mi è riuscito di parlare. Non ho attraversato la porta. Sono tre anni che non dipingo più. Che voglio fare? (e meno male che i tre anni passarono…)
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All’improvviso mi ha assalito la paura della mancanza feroce, della sparizione improvvisa ed io che chiedevo una promessa: spiegarmi un giorno, anche se ora sembra sbagliato, il perché farcito da calma e da voglia di far capire, l’ultimo gesto per me, parole, ancora una volta solo per me e poi via. Ancora poi l’ansia di non poter volare attaccata agli scogli, di voler restare invischiata di miele sulle ali e di mischiarci lacrime sopra per un tentativo maldestro di levar via i fili. Vorrei vento a spazzar via timori, per farmi vedere che si vola lo stesso.
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(Pino Daniele – Francesco De Gregori – Fiorella Mannoia – Niente da Capire) Poi ho creduto davvero di non saper dissetare, non più, invece quante radici nel silenzio, le radici prenderanno acqua da qualche parte. Cosa penso o cosa non penso e lo sforzo di far uscire fuori i pensieri e il timore di leggere nei pensieri e la voglia di chiudersi le orecchie e gli occhi e le mani e lo stomaco perché non capisci più da quale lato passano i suoi pensieri nei tuoi e così per timore inizi a chiedere di cercare nastro adesivo perchè gli spifferi possono far male, pensa che a me da piccola quest'ansia non l'hanno mai trasmessa per fortuna! Poi vortice e riapro tutto insieme quando mi dice di calmarmi. Ok, niente attacco, nessuna difesa, solo parole, al cuore. Ci sei, manchi, mancherai. Dicono che avrò altri vortici, vorrei stanziarmi per oggi, vorrei una stanza e pavimento da occupare assieme, neppure un materasso per le ginocchia, solo un po’ d’acqua e ingiustamente penso a dell’uva. Pe
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13-08-05 Fastidio, ripensando al senso del possesso (che fu prealessandrino), chissà come ho fatto poi… tuo, mio, parole labili, fuggivo da sempre, rimasta in trappola in un paio di redini, poi è bastato scalciare, alzare la polvere, vedere cosa c’era sotto… correre ancora, guardare il paesaggio oltre al finestrino e fotografarne i riflessi.
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13-08-05 (Devendra Banhart – I Feel Just Like A Child) Prima della cena, siccome avevamo dimenticato di comprare il gelato ci siamo messi a camminare in fretta prima che il supermercato chiudesse, nel frattempo ero stata chiamata ancora « amica » durante le sue confidenze, ed ero così contenta da sghignazzare e guardare in alto, quando gli ho indicato lo strano colore annebbiato, invecchiato, ingiallito della luna, mi ha detto: « sembra una patatina al forno, vero ? ». Si, si, era così. Poi abbiamo visto tutti insieme Alice nel paese delle meraviglie, lui dormiva in verità, io continuavo a sorridere , canticchiare, sonnecchiare.
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“Dentro i racconti di chi torna indietro soltanto per partire ancora” Ho intenzione di non recuperare il tempo che non ho perso, solo dimenticato, so che le lancette ti seguono nella vita quotidiana ma finchè posso le lascio attaccate al muro, che poi non mi era mai venuto in mente di raccontarti di quando il Re Tempo mi seguiva con scarsa gentilezza e credo che era in uno di quei tanti anni in cui ho avuto sedici anni che mi disegnavo mentre studiavo il modo per decapitarlo. Qui a Roma i piedi sul pavimento non hanno lo stesso passo, notavo questa cosa mentre andavo verso la cucina. Ho voglia di ripercorrere senza malinconia il bello di quei momenti in quella casa, io da domani notte dormo sul pavimento, così potrò spiegarti il perché ho messo istintivamente Ferretti a quell’altezza e perché Schiele resta sempre sotto al mio letto, deve esserci qualcosa di bello là.
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Sapresti quantificare oggi quanta distanza ho percorso per allontanarmi tanto? Triste sapere quanto lontani si può andare, andrei sul Pianeta Putipù per avere distanze realmente assurde. Quanto male si può fare semplicemente smettendo di parlare, smettendo d’essere presente, smettendo di farsi vivere, permettere all’altro di viverti, di sorriderti, anche solo di immaginarti vicino a sé… Inzuppo nel latte biscotti due a due, schiena contro schiena, chissà tu che fai… Mentre dicevo “Me ne vado” eravamo in due a guardare macchie sul soffitto già in mondi diversi, mentre controllavi se la radio stesse trasmettendo canzoni per chi si lascia e dicevi che no, non avrei dovuto, percorrevo il corridoio smettendo di pensare per due. Ed oggi respiro un’aria pesante e pensante me ne vado ancora, percorrendo chilometri e non sapendo ancora dove, avendo solo un orario come riferimento e ancora nessuna gonna schiacciata tra le magliette in nessuno zaino che non si chiude e mentre mi addor
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Quel giorno bruciando chilometri sapevo del mio compito e lo sapevano tutti, insieme si sorrideva, dovevo insegnargli a sorridere e non stavo scendendo per quel motivo ma semplicemente per avvicinarmi, non so se ci sono riuscita, forse per poco, ma sento che il compito adesso si è capovoltato, da sud a nord. Grazie Alè!