© cluricaun - 2005 - Fata Silvietta E non è questione di riempire il proprio cuore d’amore, è l’averne di nuovo tutto per sé e non sapere come incanalarlo verso se stessi, come se fosse davvero troppo, in più… e non si sa a chi indirizzarlo. “…aprimi tutte le vie che non perdo tempo…”
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Visualizzazione dei post da dicembre, 2005
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© cluricaun - 2005 - Fata Silvietta E non è questione di riempire il proprio cuore d’amore, è l’averne di nuovo tutto per sé e non sapere come incanalarlo verso se stessi, come se fosse davvero troppo, in più… e non si sa a chi indirizzarlo. “…aprimi tutte le vie che non perdo tempo…”
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Vorrei rivedere quella scena, rivedermi mentre parlo e sorrido nonostante tutto con le lacrime agli occhi, non per masochismo, vorrei rivederla solo per capire dov’era il nuovo meccanismo e a che punto le rotelle si sono messe a girare nel senso opposto. Ma sono ancora un po’ più lontana, sia dalla soluzione che da dove vorrei (dovrei?). Da una parte poi tolto il senso di fastidio sarei curiosa, egoisticamente intendo, vorrei vedere che effetto gli fa e che effetto fa poi su di me, ma il fastidio non si toglie per curiosità e passerò la notte con il naso nel giardino e a fare bolle di sapone o fotografie.
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E così mi verrà la fragolite befanus perché un giorno non ho prestato ascolto ad un anziano signore che mi parlava di medicina cinese. Aha, ho ricevuto in dono l’acqua delle fate, la mattina è un piacere stare ore a dimenticarsi del freddo che c’è fuori. No, scusa tu, non ho sentito proprio bene, vorrei che me lo ripetessi e stavolta senza la presunzione che mi attribuisci e senza le supposizioni che fai mentre mi guardi- Aha, gioco sempre pensandoti ma questo non lo dico più, non ne parlo della rabbia e del gusto, così ti dico io, scusa potresti ripetermi “scusa” così posso mettere l’orgoglio a tacere? Poi potresti lasciarmi tre lustri in pace e tornare quando avrò lustrini vicino agli occhi e capovolgermi le decisioni o capovolgermi e basta? …grazieee!!! Con gratitudine, nome e cognome.
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E così mi verrà la fragolite befanus perché un giorno non ho prestato ascolto ad un anziano signore che mi parlava di medicina cinese. Aha, ho ricevuto in dono l’acqua delle fate, la mattina è un piacere stare ore a dimenticarsi del freddo che c’è fuori. No, scusa tu, non ho sentito proprio bene, vorrei che me lo ripetessi e stavolta senza la presunzione che mi attribuisci e senza le supposizioni che fai mentre mi guardi- Aha, gioco sempre pensandoti ma questo non lo dico più, non ne parlo della rabbia e del gusto, così ti dico io, scusa potresti ripetermi “scusa” così posso mettere l’orgoglio a tacere? Poi potresti lasciarmi tre lustri in pace e tornare quando avrò lustrini vicino agli occhi e capovolgermi le decisioni o capovolgermi e basta? …grazieee!!! Con gratitudine, nome e cognome.
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Ho una sorpresa nel cuore Come una gemma in attesa di. Mi contava le vertebre. E i lividi. Ho visto un sorriso andare ma avevo altro in mente, protesa verso l’oltre, quando sono in treno non esistono le ore e neppure la stanchezza, avrei detto “Sto arrivando” ma l’ho fatto solo una volta, poi ho portato a casa un secchio d’acqua avendo cura di non perdere nulla. La cartella ha un nome, si chiama Estate, lì mi regalava sacchetti di terra, io li annusavo e potevo scavare fino alle sue mani. Scorrono occhi qui. E speranze. Non annaffio le mie piante ma non disdegno la pioggia.
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(Come (la mia unica debolezza) - Marian Trapassi) Ed oggi invece mi ero mascherata da fiore ma non ha funzionato. Malinconia dei pensieri. Arancione e verde e invece niente. Bevo sciroppo di mirtilli fatto in casa. Provo a conciliarmi il sonno, provo a conciliarmi, provo a conciliare le ore e i modi. Buonanotte Micky.
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È da giorni che è domenica. “Quando capita”. Io credevo potesse essere intenzionale, io almeno lo avrei reso tale. Ma i punti di vista, si sa, sono diversi. Così io guardo verso di te e posso prendere il vento in faccia per ore mentre pedalo, non sono capace oggi di uscire senza direzione, mi spaventa andare in giro, l’unica cosa certa è la mia distrazione. Sai, mi ha detto di non avere paura e mi ha preso per mano, ma il timore era nell’aria, quando sono da sola è difficile che apra gli occhi e che voglia essere altrove, tutt’al più mi viene voglia di essere piccolissima, minuscola, non vista… come quando sparivo nello specchio ma mai altrove. Con lo specchio non ci ho più giocato, mi si blocca lo stomaco se ci penso. Sono tornata a casa, c’era una tisana di frutti rossi, ieri per gioco ho espresso un desiderio ed era rivolto alla volontà di studiare, non ho specificato cosa, così oggi mi sono ritrovata ad aggiornare il mio erbario, un’altra domenica festeggerò. Penso alle uscite in g
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È da giorni che è domenica. “Quando capita”. Io credevo potesse essere intenzionale, io almeno lo avrei reso tale. Ma i punti di vista, si sa, sono diversi. Così io guardo verso di te e posso prendere il vento in faccia per ore mentre pedalo, non sono capace oggi di uscire senza direzione, mi spaventa andare in giro, l’unica cosa certa è la mia distrazione. Sai, mi ha detto di non avere paura e mi ha preso per mano, ma il timore era nell’aria, quando sono da sola è difficile che apra gli occhi e che voglia essere altrove, tutt’al più mi viene voglia di essere piccolissima, minuscola, non vista… come quando sparivo nello specchio ma mai altrove. Con lo specchio non ci ho più giocato, mi si blocca lo stomaco se ci penso. Sono tornata a casa, c’era una tisana di frutti rossi, ieri per gioco ho espresso un desiderio ed era rivolto alla volontà di studiare, non ho specificato cosa, così oggi mi sono ritrovata ad aggiornare il mio erbario, un’altra domenica festeggerò. Penso alle uscite in g
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(L’arrivo su Marte – La Camera Migliore ) “Tornerò da Marte e ti porterò stivali di piombo, scintille lucenti, strabilianti, cavalcherò stelle e galassie. C’erano bambini e c’erano leoni che giocavano senza sosta, c’erano giganti con stelle filanti a cavallo di un bue” Dicevo: “lo sto facendo ancora…” e aggiungevo il nome, come per dovermi ricordare a chi. Nel frattempo ho trovato questo: “autocommento: se metti le mani sulle orecchie e ti chiudi al freddo puoi sparire su qualsiasi panchina ma poi i rumori si sentono comunque.” Di un’ingenuità patetica. Poi qualche ricordo sparso di Venezia, da un po’ di giorni mi torna in mente il video di Natalija Vujosevic, musica di Marco Radisic, padiglione Serbia, “Nel caso non ti dovessi più incontrare”, una serie di immagini velocissime su due schermi, mentre le guardavo mi passava davanti tutta la loro storia, tutte le loro immagini, oggi invece mi è venuto in mente che potevano anche essere immagini della sua vita, cose che avrebbe voluto rac
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(L’arrivo su Marte – La Camera Migliore ) “Tornerò da Marte e ti porterò stivali di piombo, scintille lucenti, strabilianti, cavalcherò stelle e galassie. C’erano bambini e c’erano leoni che giocavano senza sosta, c’erano giganti con stelle filanti a cavallo di un bue” Dicevo: “lo sto facendo ancora…” e aggiungevo il nome, come per dovermi ricordare a chi. Nel frattempo ho trovato questo: “autocommento: se metti le mani sulle orecchie e ti chiudi al freddo puoi sparire su qualsiasi panchina ma poi i rumori si sentono comunque.” Di un’ingenuità patetica. Poi qualche ricordo sparso di Venezia, da un po’ di giorni mi torna in mente il video di Natalija Vujosevic, musica di Marco Radisic, padiglione Serbia, “Nel caso non ti dovessi più incontrare”, una serie di immagini velocissime su due schermi, mentre le guardavo mi passava davanti tutta la loro storia, tutte le loro immagini, oggi invece mi è venuto in mente che potevano anche essere immagini della sua v
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E mi rendo conto che è quando capisco d’esser sola che rivendico gli angoli nascosti della mente e me la ritrovo a creare quelle situazioni strane e assurde… che mi fanno sentire folle ma che almeno creano e si lasciano trovare. Oggi, interpretavo, traducevo e capivo che tutta questa irrazionalità mi sta davvero fregando. Dice che devo parlare meno in italiano e di più con mio padre, dice anche di non essere timida, di far finta che la stanza sia vuota… sicuramente più facile di quella che mi faceva parlare con gli sgabelli. (02,42) La verità sembrerebbe assai presuntuosa ma la dico lo stesso: è che ho paura di far innamorare e poi d'innamorarmi. Ma è solo una conseguenza. Il punto è questo, chiederei comunque vicinanza e non avrebbe senso... Dio solo sà cosa ho pensato. è pure una certa ora! Ed io non ho mai voglai di dormire finchè non finisco per crollare e le giornate mi iniziano sempre nel pomeriggio. C'è poco di cui bearsi! L'ho guardata male quando ha detto che in bi
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Sui gherigli di noce e non sul ridere e piangere insieme. Mangio tre noci al giorno, non me l’ha detto il dottore, è che a giorni mi vengono delle fisse che porto avanti finchè non sfumano, come i bonsai, come il film o il thè ogni giorno… La parola gheriglio mi fa ridere e guardare i gherigli mi fa sorridere, sono belli.
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Ho sentito freddo, con le dita congelate… Riporto i ricordi, confusi, dovrei partire dal concerto degli Shine … Vorrei partire da lì. Poi sono partita altrove. Io e mia cugina , sempre lei, anche al concerto, anche sul treno. Lei che mi conserva il tempo mentre cammino sul filo e incespico sulle parole, noi che ridiamo di luce. Noi delle confessioni notturne e delle porte chiuse, noi spagnole in terra romana col sangue di puglia. Io, ibrido divertito a quel concerto guardavo dal basso con gli occhi dapprima vaganti da un punto all’altro, da una mano all’altra, poi fissi sullo scotch con la plastica attorno di un rosso ipnotico a richiamare tutte le sensazioni in un oggetto con quei suoni e quelle parole non di contorno. Piatto unico in musica, lo condisco con birra ma non è necessario, quasi le lacrime e molti sorrisi. A piedi da sole, come andarsele a cercare, come non voler avere nulla da raccontare, solo dei passi, della paura e dell’insicurezza, del buio e di certe ingiustizie… a c
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Ho sentito freddo, con le dita congelate… Riporto i ricordi, confusi, dovrei partire dal concerto degli Shine … Vorrei partire da lì. Poi sono partita altrove. Io e mia cugina , sempre lei, anche al concerto, anche sul treno. Lei che mi conserva il tempo mentre cammino sul filo e incespico sulle parole, noi che ridiamo di luce. Noi delle confessioni notturne e delle porte chiuse, noi spagnole in terra romana col sangue di puglia. Io, ibrido divertito a quel concerto guardavo dal basso con gli occhi dapprima vaganti da un punto all’altro, da una mano all’altra, poi fissi sullo scotch con la plastica attorno di un rosso ipnotico a richiamare tutte le sensazioni in un oggetto con quei suoni e quelle parole non di contorno. Piatto unico in musica, lo condisco con birra ma non è necessario, quasi le lacrime e molti sorrisi. A piedi da sole, come andarsele a cercare, come non voler avere nulla da raccontare, solo dei passi, della paura e dell’insicurezza, del buio e di certe ingiustizie… a c
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(prima di partire) Guarda, lo sta facendo anche con me, ridicolo e banale, sono stata messa nella scatola dei ricordi. Torno nei sogni, lo so. Di farlo sparire, diceva, per il suo bene. Diceva. Adesso, siccome la ruota gira, sta a me, che pensa di fare il mio bene. Io in certe scatole ci sto proprio stretta. Non ho mai chiesto parole per regalo, a volte le ho aspettate ma poi sono salita sul mio autobus. Ho creduto che un “Come stai?” sarebbe stato un’invadenza. Ho creduto che un “Come sai” sarebbe stato inopportuno. Ho creduto anche che sarebbe stato sincero.
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(prima di partire) Voleva svegliarmi con la burrasca dell’abbandono. Non altre parole malcelate, schiettezza e ci credo solo quando arriva il “ciao” mascherato da “addio”. Premo il pulsante e penso all’eleganza dell’abbassare la cornetta piuttosto che il misurato pigiare un tasto, non cambia la sostanza, cambia la forma. Non cambia la sostanza, mi diceva ciao, o così volevo sentire.
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(prima di partire) Voleva svegliarmi con la burrasca dell’abbandono. Non altre parole malcelate, schiettezza e ci credo solo quando arriva il “ciao” mascherato da “addio”. Premo il pulsante e penso all’eleganza dell’abbassare la cornetta piuttosto che il misurato pigiare un tasto, non cambia la sostanza, cambia la forma. Non cambia la sostanza, mi diceva ciao, o così volevo sentire.
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(prima di partire) Prometti di non inciampare sulle parole ed io ti farò leggere ogni cosa, ogni sillaba ed ogni modo in cui ho intrappolato il tuo riflesso quando scrivevo di me e per me. Negli spazi più stretti su fogli strappati e piegati in tanti piccoli angoli. Sai cosa c’è? Io mi ricordo degli occhi incollati e del tornare sempre e di nuovo a certe parole, del peso e del calibro di emozioni condivise per iscritto, mi scolleresti gli occhi dall’anima per favore? “Non leccarmi gli occhi mentre ti parlo” E allora ho detto: “No, non scriverò più di te, no, lui non leggerà mai di me”. Io ho scritto ancora e ho tenuto ancora tutto sotto chiave.
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(prima di partire) Prometti di non inciampare sulle parole ed io ti farò leggere ogni cosa, ogni sillaba ed ogni modo in cui ho intrappolato il tuo riflesso quando scrivevo di me e per me. Negli spazi più stretti su fogli strappati e piegati in tanti piccoli angoli. Sai cosa c’è? Io mi ricordo degli occhi incollati e del tornare sempre e di nuovo a certe parole, del peso e del calibro di emozioni condivise per iscritto, mi scolleresti gli occhi dall’anima per favore? “Non leccarmi gli occhi mentre ti parlo” E allora ho detto: “No, non scriverò più di te, no, lui non leggerà mai di me”. Io ho scritto ancora e ho tenuto ancora tutto sotto chiave.