cose a caso a casa sepolte sotto fogli e fogli e fogli di carta

Appunti di un *maggiogiugno* di secoli fa.
A Primavera i sedicenni rischiano sempre, qua è arrivata l'estate.

Disegno il percorso.

Buona tanto a lungo.

E il cazzo di gelsomino mi dà un senso di possibilità, ascoltare e non toccare.

E niente, a me ogni tanto prende così... devo svuotarlo il vaso di Pandora. A me i geyser!!!
In alto i vostri occhi, sono rivolti ai cuori.

Ho molto da perdere ma sono sempre molto distratta.

Quanto casino fai.

Che quando vedo muovere le mani mi sento a casa anche nell'altro lato del mondo.

Non si può spiegare da quando o perchè è successo, è capitato e basta.

Incontri di riflesso al bar. Sorridevano alla suora che parlava, perchè che altro puoi fare se una suora ti parla al mattino?

Guardo per aria, i cieli di fine scuola sono sempre più densi.

Ti ho sognato, bello ritrovarsi così al mattino. Sentivo la tua voce nel corridoio, guardavo fuori dalla porta, avevo il pranzo con le colleghe e ti buttavo le braccia al collo appena girato l'angolo. Noi eravamo verissimi. Pensiero magico, se le colleghe ci sono vado al pranzo, se sono andate via vengo via con te. Le colleghe c'erano.

Di tutto il non detto e delle accuse delle mie distanze. Sono già fuori anni luce. Mi ritrovo nella musica e negli abbracci.

Ho sognato che ad amarci crollano i paesi.

Appunti di un *giugnoluglio* di secoli fa. 
Vorrei impararti a memoria per avere compiti da fare con orgoglio durante le vacanze senza dover scrivere tutto sotto ai tavoli.

Strano non scriverti per ogni stupidaggine.

Ecco cosa volevo.
Promettimi che non ti farai del male più. Promettimi di respirare bene e coscientemente quando l'ansia prenderà il sopravvento. Promettiamoci in qualche modo un contatto continuo, tipo che io scrivo per te e tu lo sai.
Della serie non tutti i mali vengono per nuocere, disintossicata dal cellulare.
Sei anche il mio silenzio. Mi ritrovo nell'ansia, nelle tue braccia, nelle bolle di silenzio e di baci che ci creiamo. Ma io lo so che prima o poi finiremo come tutte le cose, come finisce sempre tutto, teniamoci forte.

E il tuo profumo appiccicato addosso come la parte migliore che ho, la parte migliore di me.

So che adesso quando ti penso è sempre una cosa stratosferica che poi diventerebbe normalità. O forse voglio convincermi di questo per tentare di stare lontana ma sono molto poco convincente.
Tentiamo di mostrarci tutti i difetti come a dire "ti avevo avvisato, io sono così", per evitarci delusioni, per dire "non avvicinarti troppo che rovino sempre tutto" ma poi come i cani che mostrano le proprie prodezze vogliamo  anche mostrare le parti belle per dire "fidati di me, sono esattamente così, impulsiva e imperfetta".

nontiscrivonontiscrivonontiscrivo.

So di non essere brava, non essere impeccabile, il recriminare, le richieste da esaudire e sarebbe tanto plateale e assurdo sparire. Fa male ed è giusto così. Tipo vado a comprare le sigarette. Ciao.
La colpa è il non saper controllare i pensieri.
"Addio, fottiti ma aspettami"

Riesco ad incendiarmi ed imbarazzarmi il tempo di una tua frase e poi di nuovo fuoco e acqua all'infinito.

Nascosti dalle apparenze e dai legami, scappavamo, finestra con un campo di papaveri.

La serialità dei nostri bicchieri.

Cuore a millemila. Ed è di nuovo astinenza. Dovrei tenere le tue mani sul mio collo e portarle via per giorni come questi.
Dipendenza in atto.
Ripenso al peso specifico delle tue dita sulle mie braccia, alle unghie "che disegnano arabeschi", al respiro che mi accelleri.

Da oggi il mio impegno sarà sentire la tua mancanza.
I tuoi sguardi persi, gli imbarazzi che scolliamo con rituali come il vino dal nome impronunciabile.
A volte non ascolti e non per disinteresse, sei proprio altrove, io aspetto che ritorni, non voglio neanche vedere dove sei, ti guardo perso e ti aspetto, un dolcissimo "pò".

Vorrei poter dormire senza volerti sognare a tutti i costi e invece ti chiedo dove e come sei per avere le ultime immagini di te negli occhi.

Giorno 6. Giorni percepiti 35.
Mi scaldo con il motore del bus, mi piace la periferia, mi piace l'autobus vuoto e gli ultimi posti indietro.
Alla fine questi giorni stanno passando... Così. Chissà come si sta realmente senza di te o senza di me.

Appunti di un *luglioagostosettembreottobre* di secoli fa. 
Vorrei servirti a qualcosa.

Non ci siamo mai amati d'inverno.

E' che mi guardo le gambe mentre sono seduta in macchina e non ho nessun tuo segno, solo lividi accidentali senza storia. Manchi addosso a me.

Mi sai, mi vedi, non ho paura di mostrarmi a te. "Con me non devi essere niente".

Vorrei non avere bisogno di te.

Mi sembra assurdo avere delle mani e non avere qui le tue. Arrivata al capolinea!

Oggi mi sento bella per nessuno.

- parti omesse - Mi sono svegliata con l'ansia permanente. Vorrei attingere al mio profilo evitante e non mi riesce niente. Più un sogno di sgamo plateale, di case e di ketchup. Più una botta di sincerità con me stessa o con te, non ricordo, sulla gelosia del tempo, gelosia immobile e inutile e repressa. Più un forse è davvero come quando sei piccolo e hai bisogno di attenzioni, di piacere e di conferme, forse non cresciamo mai realmente, forse io no. Più un mi manchi che fa un male che mi rattrista e che non posso neanche permettermi. Più un tu lo sai che succede poi alle storie come le nostre, punto di domanda. Più un ci ho provato a mettere tutto a posto ma mi riesce male e ho paura di implodere o esplodere di nuovo. Più un è tornata la domenica, sempre in ansia ma un pò più calma, quasi a sapere che ti troverò in un abbraccio poco calmo in qualche secondo di pace contorta.

Appunti di un *novembredicembre* di secoli fa. 
Manchi. Non volevo far male. Lo sapevo che ero ad un passo dal precipizio eppure non ho saputo fermarmi. E purtroppo so che lo farei altre mille volte per altre mille ore.
Ti è passata? A me no. Sono stata così felice!
Stavo là a pensare tipregoscrivimitipregoscrivimi.

Ti è passata ed è giusto così, no future, mi ti immagino a ricominciare, a ricostruire, a sotterrare, a dimenticarmi e a creare di nuovo il bello da un'altra parte facendo finta di niente, dilatando il nostro tempo affinchè diventi nulla.
Che stupida a chiedermi come non alimentare ma allo stesso tempo come non vederlo spegnere.

Ho bisogno di lanciarti palle di ghiaccio e fuoco perchè molto di quello che penso è roba tua ed ho bisogno di restituirtela ma non mi leverò mai il peso, forse più che restituirla vorrei condividerla, ecco. Ho bisogno di mettere un punto mentale, non di stare solo ad aspettare. Dimmi che va bene così, che stai meglio così, non lasciare che sfumi tutto da solo, perchè non voglio fare ipotesi di te, perchè così mi sento una sedicenne appesa nell'attesa dell'immobile, non riesco nè a ricominciare nè a crearmi quella distanza utile per proseguire sulla  mia strada perchè al momento ho il cuore altrove, ho solo bisogno che tu lo dica, che ti va bene così, che basta così. Vorrei che ne fossimo coscienti, salutarci, tutto qua.
Sei in ogni cazzo di posto.

Appunti di un *gennaiofebbraiomarzo* di secoli fa e di dito medio alzato.
Giorni della merla. Ero passata dal voler sentire profondamente la sua mancanza per non perdere il ricordo all'impegno necessario di fare spazio e togliermelo dalla testa. Mi aveva tolto il diritto di parola, "Tu mi odi", no, ma sarebbe molto più semplice se riuscissi a farlo.

E poi febbraio, quando hai detto che saremo scaduti.

E marzo, quando chicazzoseloaspettavaproprio. Tutto daccapo. Comprese le linee di contorno. "Probabilmente, si, sarebbe molto più facile esistere in una forma semplice e vagamente buona, probabilmente una".

Ci sforziamo in moti rivoluzionari di uscire dalle gabbie dorate in cui poi rientriamo.

Caffè numero due ed è ancora mattina.
Sfioro altri limiti visto che non posso sfiorare te.

E l'ombra del no future, sprezzanti delle ombre.

Tripletta di sogni, oggi il quarto. Non so quando smetterò. Out of this world (The Cure).

Aprile. Come uno scherzo.
E il terrore del "noi", dovendogli dare per forza un'accezione negativa. Che non sia mai, il lusso di sognare una qualunque possibilità. E invece niente.

E infatti niente. Sempre notizie di seconda mano, di riflesso e con note a piè di pagina da decifrare. E allora fanculo. Tanto ti amo uguale.

Ilmesedellamadonna. Un anno dopo.
Il gelsomino. Ma un altro. Ma tanto.

Ogni animale giurassico è una mano con cui mi tappi la bocca.
Non ho capito fino a quando ho voglia di questo male, non so dargli una scadenza.

Ricorrenze da non festeggiare perché hanno l'amaro in bocca. Sulla bocca.

Volevo spiegare perché non mi escono le parole. Volevo spiegare che il male che mi fa è solo vederti andare via e sapere che devi resistermi come se fossi io stessa il male. Ma lo capisco. Ed è inevitabile.
Che quando sei vicino io non riesco a guardarti e devo mantenere una distanza di sicurezza, che tutto quello che non riesco a dirti mi pare che ce lo diciamo bene quando siamo attaccati.
Con "Si prende il bello" intendevo di prendere il bello della situazione perché invece stavo già vivendo il distacco.
Che non so come prometterti che non ci perderemo perché se è vero che non lo vorrei mai è vero anche che sarà l'unico modo per tornare ad essere "buoni". Che mi veniva da piangere davanti a questa promessa, ma  ho sorriso e chiesto solo un abbraccio, prima che diventasse di fuoco. Che quando mi sei dentro, in ogni tua forma, non capisco più niente.
Che sempre è uguale a mai. Che ho bisogno fisico di te ma che non si limita solo a questo, va ben oltre e mi fa paura.

Arriva il momento in cui non reggo più le attese, la fame. Per fortuna e anche purtroppo quest'anno è tutto molto ponderato che d'impulso non ho mai fatto cose buone. Ma sempre d'impulso scelgo, senza imparare mai.
Mi scansi come fossi contagiosa, mi cerchi come se fossi droga. Per me sei solo droga.
Così fingo di dimenticare, che non mi importi, che la colpa possa essere a metà.

E ho deciso di stilare la lista delle pugnalate buone e di quelle cattive con l'autismo che mi contraddistingue quando ho bisogno di fare ordine nella mia vita.
uno - weekend, pugnalata male numero uno, prevede silenzio, distacco e la tua vita che non è nella mia.

Ti ho sognato ottocento volte stanotte, e sempre facevamo l'amore.

"Non siamo da toccata e fuga noi". No, non lo siamo affatto.

Volerti così tanto mi fa sentire viva.

E odio profondamente  tutti quelli che osano avere anche solo una nota del tuo profumo a ricordarmi che non sei tu e non sei qui. Ma sei sempre, sempre, qui.

Giugno.
Il preludio del distacco.
Allontanami tu, che io non lo so fare.
Non sapere dove sei ma pensarti in ogni attimo.

La verità è che non mi sono mai voluta abbastanza bene da preservarmi, o forse ho il senso d'immortalità degli adolescenti che non si è evoluto in un bel niente.

Non potere mai addormentarci uno accanto all'altro.

Luglio. Non so proprio che dire.

Quasi agosto.
La vigliaccheria e la stronzaggine che ti caratterizza ogni volta che riesci a bloccarmi, sparire e a non darmi mai diritto di replica. Buon nido, buona vita, buon viaggio e vaffanculo.

Come sa chiudere i portoni lui nessuno mai.

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