Puzzle di tempo fa.


 


E non fa ridere il tanto tentennare quando si sa che una storia è finita?


Entra in ballo la paura, ma di che?


Non mi vengono in mente ragioni intelligenti abbastanza da tentennare ancora.


 


Forse gli odori o il sudore.


 


Ragioni di oggi.


 


Pezzi di vetro forse.


Mi invitano a parlare del malessere d’amore, ma io non ho mal d’amore, io ho ben d’amore, negli ultimi tempi posso permettermi di dire che ho sempre ben d’amore… e passatemi il termine!


Innamorata dell’amore… no, no, io mi innamoro del mio ingarbugliarmi l’anima e ingrovigliarci i pensieri e dedicarmi a delle sfumature e digerire delle mancanze.


Il malessere arriva quando tutto finisce perché come diceva qualcuno più esperto di me in materia, poi cade l’illusione del non esser soli, cade tutta assieme che ti denuda e ti dici, ops, ma che ci faccio qui? Ma non eravamo due? E perché te ne stai così lontano accanto a me?


Forse cade assieme alle fette di prosciutto in cui ti rendi conto che poi c’è poco che resta in piedi, forse solo tu, forse neanche lui resta in piedi quando gli dici che non ti va più e che te ne vai.


Così: sono confusa (false), frastornata (certo!), non mi va più (true).


Ma che vuol dire poi, non mi va più?


Come le patate al forno che se le mangi la sera dopo ti ricordi che sono state buone e le mangi lo stesso “in memoria di” ma il sapore di quel momento non ti gusta manco un po’?


Bello poi che arrivi per andartene e invece resti e sei millemilamiglia lontana!


Ma pensa te quante pugnalate invece.


È solo mio il finale.

Aggiungo frasi poi più in alto, come per sperare che nessuno abbia voglia di parlarne, come se ci si potesse nascondere così o in altro modo.

Resto al centro, comunque, come la ragazza del quadro.

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