Ho sentito freddo, con le dita congelate…

Riporto i ricordi, confusi, dovrei partire dal concerto degli Shine

Vorrei partire da lì.

Poi sono partita altrove.

Io e mia cugina, sempre lei, anche al concerto, anche sul treno.

Lei che mi conserva il tempo mentre cammino sul filo e incespico sulle parole, noi che ridiamo di luce.

Noi delle confessioni notturne e delle porte chiuse, noi spagnole in terra romana col sangue di puglia.

Io, ibrido divertito a quel concerto guardavo dal basso con gli occhi dapprima vaganti da un punto all’altro, da una mano all’altra, poi fissi sullo scotch con la plastica attorno di un rosso ipnotico a richiamare tutte le sensazioni in un oggetto con quei suoni e quelle parole non di contorno.

Piatto unico in musica, lo condisco con birra ma non è necessario, quasi le lacrime e molti sorrisi.

A piedi da sole, come andarsele a cercare, come non voler avere nulla da raccontare, solo dei passi, della paura e dell’insicurezza, del buio e di certe ingiustizie… a casa sane e salve.

Stazione. Treno. Viaggio. Non dormo più di notte neppure su treni, da qualche viaggio a questa parte è difficile persino ciò che era divertente.

Pizzica, pizza, puccia, pettole… rido… iniziano tutte con la “p”.

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