Diceva di voler bastare a se stesso e vorrei vedere i suoi successi, il suo sorriso ed i suoi occhi ora.

Tremo adesso, un altro caffè, grazie, affondavo il cucchiaino nella panna, c’erano tre code attorno e tutti gli ideali su cui ci si sofferma senza essenza, solo l’apparenza di chiavi di un appartamento agganciate ai pantaloni.

Quel futuro immaginato che mi spaventa, mi spavento nel rivendicarmi e nel dipendere e credo o forse pretendo di conoscerne il perché.

Confondo le date ma potrei risalire all’attimo in cui ho ceduto all’incanto di protezione.

Senza mezzi termini parlo per me con me.

Sto cercando di chiedermi se mi capita di perdermi sui giorni, se voglio diventare e come voglio diventare e che strada voglio prendere, deve esserci poi l’altra me che mi mostra la scorciatoie ed alza il volume.

Verità.

Non ho seguito che te.

Verrò a prendermi la mia felicità.

La mia felicità.

Guarda, avevo detto due ore fa "tra un’ora" e ne sono passate di più, ma com’è che non faccio altro che voler cantare ed immaginarmi in stanze giganti con oggetti grandissimi?

Punti di vista, li ribalto per nascondermi e farmi trovare.

Oggi mi sembra di aver dedicato il mio stare seduta aspettando il suo ritorno.

Nella scissione rido di me… per ora non so non voglio far altro.

Ascolta, mi ero preparata apposta per ritrovarmi qui sdraiata, forse non lo immagini ma a volte, spesso, lo spero.

Ricama la mia presenza sul suo futuro e non sa neppure come si tiene in mano un ago, ma sa sognare, io l’ho trovato nel pagliaio e senza stare a cercare.

Salivo le scale, quarto piano, casa mia, quarto piano, aula di pittura, entro che la porta è già aperta, ho pedalato tanto e neppure volevano farmi legare la bicicletta, forse erano per il libero fruire.
Io no, non sono democratica.

Fluiscono i pensieri incastrati in giorni nell’attesa di vedere come si prosegue, nuova fine corrisponde a nuovo inizio.

Ho legato la bicicletta a se stessa, ho perso un guanto che ho scoperto poi essersi nascosto sulla mia mano, mia madre ha comprato dei guanti invisibili e degli occhiali di carnevale e non sa cucinare ma sa far sorridere, mi hanno scaldato il caffè ma ero nell’aula di pittura e mi faceva discorsi di passione e di colori e di tempo e scherzava e lo vedi che mi faccio ridere che mi sono accucciata vicino alla cattedra e lo guardavo dal basso ed ero sola nella recita delle azioni, vorrei un filmato di me che attraverso la strada, di me che mi tengo sulla destra e che guardo con la coda dell’occhio gli automobilisti ma che non vedo un tubo e lo faccio per fare il gesto che gli altri vedano che parte del mio volto li ha visti spostarsi e si spostino e mi lascino passare, come quando ballavo ed un giorno ho visto le foto nello specchio e non mi sono riconosciuta e neppure piaciuta, avevo pochi anni.

Ho detto che non ho dormito a casa mia e che avevo fatto le mie prime due stampe e che erano venute bene, mi piace scaldare l’inchiostro sulla lastra, non mi piace pulirlo via e non mi piace centrare il foglio e non so se mi piace scalfire con la punta d’acciaio il plexiglass, certamente pensavo fosse un’operazione più veloce, ho detto che sceglievo la verità e volevo solo quella in risposta… pare che funzioni… tu dici che non hai fatto nulla perché non ne hai più voglia e che comunque hai una cosa che ritieni più importante da finire e che finita quella potrai cedere la priorità, lui ti prende un po’ in giro e continua a chiedere ma comunque va bene e capisce, dici che tornerai il mese prossimo e torni a casa, la tua.

Tiro su con il naso, voglio sentire tutto, muscoli indolenziti e credevo sarebbero stati altri, ho pedalato per un'ora e tre quarti, mi sono persa girandomi attorno, oggi aspetto sta notte e spero non si faccia troppo tardi e sarà tardi per tornare e sarà presto per andare e vorrei non dormire e vorrei che non dormisse e sprecherò una mattina e non avrò né dipinto né inciso.

Come se tirassi un sospiro di sollievo sentendo le chiavi nella toppa di alcuni palazzi alla fine del parco e dicessi che ora che è rientrato, si, posso cominciare a vivere.

Ieri la luce è ritornata e mi sono persa le candele ma non mi sono fermata mai.

Ieri era così tardi che era già arrivato il martedì ed io mi sono ritagliata tra le coperte una domenica appena iniziata.

Commenti


  1. ho perso un guanto che ho scoperto poi essersi nascosto sulla mia mano, mia madre ha comprato dei guanti invisibili e degli occhiali di carnevale e non sa cucinare ma sa far sorridere, mi hanno scaldato il caffè ma ero nell’aula di pittura e mi faceva discorsi di passione e di colori e di tempo e scherzava e lo vedi che mi faccio ridere che mi sono accucciata vicino alla cattedra e lo guardavo dal basso ed ero sola nella recita delle azioni, vorrei un filmato di me che attraverso la strada, di me che mi tengo sulla destra e che guardo con la coda dell’occhio gli automobilisti ma che non vedo un tubo e lo faccio per fare il gesto che gli altri vedano che parte del mio volto li ha visti spostarsi e si spostino


    per ora mi fermo qui..


    hai il bisturi negli occhi, pur non guardando, senti..


    ciao

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  2. un estraneo si è avvicinato al tuo letto- avrebbe voluto baciare le tue labbra- ma era troppo profondo il tuo dormire.

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  3. Cio che hai scritto in viola, mi ricorda tanto me all'inizio di un paio d'anni fa, quando sono scesa nella capitale a prendermi la mia meritata fetta di torta al cioccolato :) Bacio -Ra-

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  4. per trovare un attimo fra mille momenti.

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  5. Dici che la festa di Lesya sarà un'occasione per vederci?...


    *

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  6. Andrea: il primo haiku, di quando si giocava a scrivere haiku... poi si sono trasformati in poesie, poi c'era saffo della prenestina e cinic man, poi ho incontrato uno che se ne andava in giro con una targhetta spillata contro, contro gli altri, "idiot" c'era scritto, io che guardavo non so che vesti indossavo ma non ero saffo, non ero nutella's girl, ero altro...

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