(L'Angelo e la Pazienza - Ivano Fossati)
Sette ore nel letto in preda ai pensieri velocizzati, non veloci… c’è differenza.

Piove, me ne sono accorta tardi, non ho avvisato.

 

Poi c’è quest’avvisare, diversi segni per una stessa parola, diversi modi d’interpretare, la signora che ci ha chiesto scusa per non averci avvisati prima…

Ecco quand’è che le scuse non servono, ti commuovi e le accetti quando ci sono occhi amici che si accorgono di aver sbagliato con te, l’umiltà e il confronto e la considerazione si stagliano contro al tuo rancore o alla tua delusione e puoi commuoverti… puoi…

Ma così non c’è confronto, si, l’ammissione di colpa, ma non c’è poi tanta umanità in certe parole (segni) forse perché reputavo più grave il fatto che qua ci stanno tanti occhi ad aspettare una linearità, soprattutto perché qua le cose si pagano, eccheschifo, le scuse non hanno prezzo ma un grande valore e così perdono senso…

La sua umanità sull’indignazione collettiva… pare cattiveria e invece no… non è servito perché l’indignazione è rimasta.

Ad ogni modo… messe in tasca le scuse sto qua che non sono comunque stata avvisata prima ed ho solo due giorni di tempo per questo colloquio per diventare una che fa da ponte, una che dirige l’orchestra, una che integra, una che insegna (?!), una che aiuta, una che ha pazienza…

 

Piove, non ho avvisato.

Avevo un mese di tempo per preparare venti tavole, ora mi sono rimasti dieci giorni ed il numero di tavole non è cambiato.

Ma da quand’è che non ho smesso di stare a litigare col Tempo io che i miei tempi li ho sempre presi?

 

Piove, avrei dovuto avvisare.

Ieri notte tornavo a testa bassa col cappuccio sulla testa e con questa pioggia lieve sulla testa… Oh, non ho avvisato ma alla fine mica c’è il diluvio!

La storia dell’arca di Noè me la sono imparata a memoria in una lingua che è solo un po’ mia e a ventiquattro-quasi-anni e c’era sto signore che alla fine regalava un’arcobaleno per tutti.

Beh, tornavo ed ero bella ed adattata per l’occasione all’epoca, mancava una sigaretta, mancava lo scudo sfavillante, c’erano di troppo i vestiti, non c’era il cane al seguito…

Ci riprovo, ero e mi sentivo così:

Forse avevo ancora i capelli lunghi sotto al cappuccio, nascondevo del rosso sotto a tanto nero, nascondevo lacrime e giuro che non c’erano… non ci sono… camminavo pianopiano e una mano aveva il guanto rovinato, l’altra non aveva nulla ma si nascondeva nella tasca, la camminata lenta e non so dire se incerta o meno, certamente un po’ delusa…

Parlavo piano, te l’ho detto che devi esserne consapevole, lo faccio a volte, per capirmi meglio, mi parlo piano, devo darmi voce altrimenti inciampo sui pensieri.

Questo quello che ho raccolto senza inciampare:

Lo sguardo incuriosito proveniente da una macchina, ecco, era lì che ero bella, dentro a quello sguardo.

Un incontro strano e vibrante di una ragazza che ha tentato di non sfiorarmi la spalla mentre ero ferma a leggere quel foglio attaccato al portoncino di casa mia, un finto ignorarsi a vicenda, molto animale come atteggiamento, passo di qua, faccio finta di nulla, non ti faccio nulla, non farmi nulla, non dico nulla, ti lascio aperto.

 

Ma… dicevo dei pensieri…
Foglie raccolte, pensieri ad alta voce, qua lasciano i cessi nei cortili oltre che i cani che poi mi porto a casa… accidenti… e quei cessi se li porta via qualcuno?

Domande a me stessa, sìssì, proprio domande e risposte.

 

03-02-06        (00,24)

Dipendenza. Resistenza. Forse per difesa uno non vuole pensare ed ecco che si crea l’indifferenza per resistere.

Più o meno era così.

(00,31)

Ecco… Lasciare correre non ricade nell’indifferenza?

 

16-02-06        (02,46)

Mi sono sentita un po’ stupida in verità…

Perché?

Aspettative.

Beh, grazie, che ci andavo a fare sennò?

Dorme. Non ha avvisato.

Piove, non ho avvisato.

Però l’aspettativa del tempo è caduta e da lì la delusione.

Dov’è il problema?

Io che non dovrei aspettarmi nulla?

Come cavolo si fa?

 

E qua voglio dirlo, che prima c’era lui che ci stava superattento a queste cose, non dormivo mai perché le sue osservazioni erano di uno che era sveglio.

Non voglio dormire adesso.

Voglio capire i meccanismi, è per questo che mi parlo, che mi rispondo e che mi domando.

Il tempo, sono gelosa del mio tempo… potrebbe anche essere questo…


(in viaggio Milano-Roma)

Se leggesse se parlasse io direi così dal nulla

io guardo questo riflesso

mi domando se quello che scrive è una lista della spesa o se anche lui raddensa ricordi su carta.

Faccio ridere canticchio e mangio biscotti al cioccolato ma allo stesso tempo non voglio attirare l'attenzione.


Mi annoia ma mi diverte, i controsensi affrettati

Sapori-colori ed altri flussi di coscienza

è che questi treni sembrano fatti per azzerare le coincidenze o per far si che vengano pagate

boh è che gli spazi chiusi tendono a creare ambienti di confidenze.


La Medusa Nerviosa

Quello che avrebbe voluto la Medusa, un uomo che non guardi.


Rido, penso a te che leggerai fra queste pagine.


Non ho neppure un disegno.

I graffi sulla mano.


Sul senso d'appartenenza: "Vieni qua, è tutto tuo"

Ma di mio sentivo a stento me.


Estraneità in un'altra città, io che avrei saputo fare senza perdermi?

Commenti

  1. mi piace come ci siano passaggi accompagnati da un cappuccio, da un cane che in un certo momento non c'è a de certi colori che se ne stanno sulle spalle di altri e..

    tutto il resto..




    (ti facevo sobrissima..)


    ciao...


    qui si viaggia, e si sta..



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  2. Litigare con il Tempo, l'ho già fatto tante volte. Spero non arrivi la volta di troppo, perchè non ne ho bisogno.

    A presto -Ra-

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  3. ormai, sono convinta che la gelosia non esista. ma il tempo forse anche pure :P

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  4. ma l'ho visto pure io un cesso davanti a un cortile!era di un materiale marrone sopra?tipo finto legno (boh) ahah condivisioni di visioni di cessi dei cortili,bellissimo*

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