E ti ricordi? ...il corteo e la banda che suonava, noi in prima fila, portatori di folla in coda, portatori del dolore sano... (si, perchè al dolore ingiusto ho assistito ed è diverso, completamente diverso, non ero in prima fila ero sul fondo e stavo in silenzio, questo è quello che facevo).
Stavo in silenzio anche in testa al corteo ma cambiava la consistenza di nero...
Nell'attimo in cui ho alzato lo sguardo e Zia Ida si è affacciata alla finestra, ha aperto la finestra che non apriva da mesi e ha pianto rintanata là dentro e piangeva sua sorella, la banda... perchè suonavano? Cosa suonavano?
E le mani, tutte quelle mani, ho fuso due eventi ma mi pare anche giusto che si fondano, marito e moglie...
Il vestiario era una preoccupazione altrui, ho scritto anche lì ed ho lasciato il foglietto a marcire senz'aria con altri oggetti di superstizione, maledetta superstizione, come si fa a ricordare certe cose in certi momenti? Avevo altro a cui pensare...
"Mamma, posso disegnarla?"
Sapevo che avrebbe capito, non c'era un gusto macabro, solo il suono dei passi delle pantofole...
Il prete mentre non doveva ancora morire, non volevo ancora che morisse, non volevo che mi vedessero piangere, scendo via per le scale io, esco un minuto, mi vennero a prendere.
I film a volte sembrano esagerati... a volte noi abbiamo reazioni esagerate, esasperate dall'attimo...
Pacata, in silenzio, non vista, io resto qua, mentre gli altri pranzano, non lo bacio io, non ho voglia di farlo, guardo solo le sue mani, sono così belle le sue mani!
Lo zaino me lo portava lui e i suoi passi erano sempre troppo lunghi rispetto ai miei.
Le tabelline io non le ho mai imparate.
Ho un disegno di lei, una ricetta di lei, una foto di loro, miliardi di ricordi di loro...
Il giorno dopo l'ipocrisia bambina, non è vero Piè, non è vero che alla gente piace parlare delle proprie malattie, dei propri dolori... non è così per tutti almeno... non è così per lui...
LQP
16-07-10 (18 e qualcosa, Villa Gordiani, Io & Schiele) (Sulla setta) Pensavo a Loredana, al “Pronto, puoi aiutarmi?” e al “…non importa aspetterò mercoledì…impazzirò da sola!” e alle lacrime negli occhi, al credere di poter, realmente, impazzire, al di là dei modi di dire. Ci sono dei meccanismi psicologici che un Maestro dovrebbe poter prevedere, non ci vuole molto… una volta che ti sei “messa nelle mani” di un Maestro, perché così ti è stato insegnato, ad affidarti completamente, a fare ciò che lui ti suggerisce, ti accenna, ti induce a fare direttamente, lui sa perfettamente – perché è il tuo Maestro – che tu farai o che tu non farai ciò che lui ti dirà di fare, sempre nel nome di una libertà individuale e di un rapporto personale con il Maestro e del segreto che va mantenuto in quella stanza. La libertà di cui ampiamente si parla, dov’è? Nella scelta – libera – di farsi manipolare? Nella dipendenza psicologica? O nel potersene andare? Allora, grazie Alfre...
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