Quando domandavo se era per bisogno o necessità e chiedevo parole mi sono sentita te e potevo impersonificarmi nelle richieste recondite e in quella me di anni fa.
Quando i ruoli erano invertiti nuovamente e potevo chiedere e potevo vederti andare via in realtà era sia bisogno che necessità.
Bisogno di conferme per non sentirmi persa e per non dover proseguire da sola una strada proiettata per due che c'era troppo posto per uno solo, come il letto in cui sentivi che mancava qualcuno e quel qualcuno aveva un nome ed un viso e io potevo essere certa che la mancanza era mancanza di me.
Necessità di sentire la tua presenza, perchè la mancanza era di te e solo per te avevo posto, perchè non c'è forma da inserire ad incastro ma perchè ci si ritrovava naturalmente seppur ridendo per supposti anni seguenti.
Ponimi come un sigillo sul tuo cuore
così resterò impresso in te per sempre.
E tu passavi appena le sottili dita sul prepuzio
poi sfioravi il glande e i sensi celebravano il loro splendore
ed era bello starti ad osservare.
Confermavi il mondo della coesistenza materiale
Quando l'umiliazione di domandare diventava l'ultima strada non sapevo che di ultime strade ce ne sarebbero state altre in quei supposti anni, per poi arrivare all'esaurimento di scorte di giorni e l'arcodamore era quasi giunto al termine e non ho ancora trovato quella famosa pentola d'oro. Sempre che per la fine di un arcodamore ne sia prevista una.
Ho creduto che fosse vero che le forme che si incastrano in maniera così naturale prima o poi si riattraggono e tornano.
Ho pensato che fosse un passaggio obbligato anche il male.
Ma il male che si alterna con il bene credo sia prerogativa solo per me.
Dover toccare il fondo e risalire con un balzo. Non è divertente.
Ma inizio a credere che sia il solo modo che conosco.
L'estremo. Il duplice estremo.
Ponimi come un sigillo sul tuo cuore
come un sigillo sulle tue braccia.
Ho chiesto alla fine, una parola, un gesto, "insomma, qualcosa!"
E neanche quello è stato divertente.
Poi averti con certezza ancora e sentirti in fondo al cuore, dentro, sopra e in ogni dove.
Pronuncio il tuo nome contro ogni sventura.
Scaramantica, non ho trovato eccezioni nelle iniziali e nei numeri che ricordo, io che per numeri non ho memoria.
Come diventare vecchi e raccogliere funghi e rischiare insieme e sempre insieme, una volta in piedi, risedersi perchè qualcosa è andato storto, così prendere dei libri nuovi e studiare tutte le varietà di funghi, poi ricominciare a camminare e a raccogliere funghi, stavolta quelli giusti e raccontare tutto a due giovani in vacanza.
E quei giovani invecchiavano insieme e raccoglievano funghi.
Io, sola, ho raccolto more unendomi a famiglie non mie.
Urleresti il mio nome?
Correresti sotto la pioggia?
Vinceva la tristezza il tuo soffio vitale eretico
seguivo le gazzelle veloci
come il sogno che mi passa accanto
ed era bello starti ad osservare.
Confermavi il tempo della coesistenza materiale
Malinconia che raffiora ed è naturale ricordare, lo so...
Ma è naturale rivivere quei ricordi e sentirsi in una realtà sbagliata?
E adesso rimane tutto così vago e mai perso, però ha quel sapore di nostalgia che ha la pioggia mentre scivola sui funghi...
Si accorciano le parole e mi perdo su dei gesti...
Ponimi come un sigillo sul tuo cuore
come un sigillo sulle tue braccia.
Perché quando sarò in esilio
e al buio resterò nelle notti oscure
inconsapevole del divenire.

Si accorciano le parole e non si raccolgono sul vetro ma mi slittano in faccia e tornano a me perchè il vento me le riporta indietro, come se nella corsa avessi parlato da sola...
Ponimi......
(F.Battiato feat Alice - Come un Sigillo)

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