Ho imparato a numerare

1 - A volte vorrei riprendermi come penso, come mi vedo da dentro, in scene in cui alcuni scatti immobili dell’altra me riuscirebbero a fermare la figura bloccandomi le mani e i pensieri, cogliere l’immagine di Leslie con le trecce nella testa, me che la guardo con le trecce sulla testa.

Mi sdoppierei per prendere quell’ombra, vorrei solo l’estetica di una donna qualunque, vorrei renderla bella e morbida con un pennello, vestirla di righe di colore fingendo che non vadano di moda i pois, solo pennellate lunghe litigando con la leggerezza dello sfumato.

Voglio una secchiata d’arancione e viola sul corpo mentre tengo chiusi gli occhi.

Bloccami in immagini, come sai fare tu, come non riesco a fare più io.

Non creo più. Ri-creami tu. Intrappolami in un’immagine in cui fingo di non imbarazzarmi.

 

2 - Mi ha rimproverato con il sorriso del ritardo e mi ha portato un papavero da spogliare per farmi vedere come i bambini fanno i timbri sulle mani. Ho un timbro-stella sul dorso della mano, è il papavero che lo fa. La maestra buona.
(Mi ricordo di un video fatto per uno studio sui bambini sordi, il bimbo "segnava" "papà" e "vero", non vedeva il fiore nella mente mentre lo diceva, lo credo bene che poi non si comprende il testo, fa rabbrividire!)

 

3 - Ho iniziato ad ascoltare musica italiana quando ho avuto la necessità d’appigliarmi alle parole, perché mi servivano dirette condivisioni, ho scoperto che l’inglese sa essere più malinconico nascondendosi dalle banalità. Eppure è da ieri che canticchio She’s Lost Control dei Joy Divison. Per tutta risposta oggi ascolto Just Like Heaven dei Cure  perché ho anche bisogno di ricordare come canticchio “turuturuturuuu” di come sorrido delle mie mani.

Scatta immediata A Night Like This. Traduzione e testo QUI.

Proprio come da piccoletta che cercavo testo e traduzione per cantare e per sapere cosa stavo amando.


 

4 – Mi torna il pensiero e il capriccio di ferro e colore.


Parlo con Vale, la vedo entrare ed uscire dal suo ruolo in veste di psicologa-amica alla velocità confusa della luce, mi fa parlare lei, parla un po’ anche per me, io non parlo più, io spalle al muro mani in tasca, io e gli aforismi sul silenzio, ora li stampo e li distribuisco a caso uno per ogni viso al corso di interpreti di lingua dei segni, vorrei consegnare in bianco il testo visto che ho scelto di scrivere del silenzio, ma l’eleganza dell’italiano non capirebbe.

Lei che pensa di capire ed io che non so se sia vero ciò che dice di me, io che ringrazio, occhi lucidi.

 

5 - Lui diceva che mi piacciono le facce malate, non è vero, è che amo qualche nevrosi da lontano e le voci sopra e sotto le righe mi affascinano, le mani quando accompagnano i pensieri, ma amo anche la compostezza di qualcuno quando non coincide con l’esplosione delle intenzioni.

Amo tutti, ho detto. Però mi trovo a scegliere e la cosa assurda è che mi trovo a scegliere non chi ma cosa. Ecco perché amo chi sa tirare fuori tutto, ecco perché ci sono in alcune Arti dei veicoli che permettono l’esplodere delle emozioni.

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

LQP

...