(The Veils – Lavinia)
Paura. Ma come paura? Come posso farne?
Poi scopri di poter sembrare altezzosa e ti chiedi ma come, come, ma proprio la tua immagine, ma proprio nei suoi occhi?
E invece nei tuoi occhi riflessi nel bicchiere di plastica, con aspirazioni di altezzosità che magari poi non pensino di poter mettere i piedi su di te che c’è già sporco e lucrano sui tempi, io che vorrei non finissero mai i miei tempi, poter regolare orologi e strappare pagine di calendari a mio piacimento, sono sette ore che sono passati sette anni e perché non provi?
Poi all’improvviso ti addormenti con il cellulare vicino al cuore (i più attenti penseranno che fa male e i più sensibili penseranno che fa male, ma non penseranno alla stessa cosa) e senza suoneria per non disturbare l’impressione che squilli e perché il tuo sonno non sarà profondo nell’attesa, dopo qualche ora ti rendi conto che invece ti sei addormentata davvero e lo cerchi fra le coperte e pensi all’ansia del non sapere, accendi la luce, lo trovi che dormiva solo un po’ più in là e trovi dei messaggi ma non consolano.
E ora. Ora come diavolo ti vengono in mente le nostre capriole sull’erba?
Sono quasi sette anni che ho sedici anni ma le capriole se l’è prese il calendario dei ricordi.
E allora volto pagina. “Tremi” mi dice.
Il tre non è il numero perfetto già da un po’ e resto lontana e mi aggrappo e non ti lascio mai.
Mai non lo dicevo mai.

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